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Esposizione alimentare umana ai farmaci veterinari: l'Ue decide

Relazione di Ema ed Efsa circa l'effetto sulle persone di additivi per mangimi e pesticidi in alimenti di origine animale/ Allegato

In pieno tourbillon dopo le prime decisioni sugli insetti come ingredienti dei nostri cibi, adesso l'Europa attende (con ansia) le decisioni circa la valutazione dell'esposizione alimentare umana ai residui di farmaci veterinari. 

L'Ema, l'European medicines agency, ossia l'Agenzia europea per la valutazione dei medicinali (con sede ad Amsterdam) e l'Efsa, l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (con sede a Parma) hanno, infatti, redatto una relazione congiunta "sullo sviluppo di un approccio armonizzato alla valutazione dell'esposizione alimentare delle persone ai residui di medicinali veterinari, additivi per mangimi e pesticidi negli alimenti di origine animale nell'Ue". 

Una relazione importante per il futuro dei cibi europei, adottata dal Comitato per i medicinali veterinari dell'Ema, approvata dal Comitato scientifico dell'Efsa e trasmessa alla Commissione europea pochi giorni fa, a dicembre 2022: adesso spetta alla Commissione valutare il report e decidere cosa fare in base a esso.

Sia chiaro che se le raccomandazioni saranno approvate, la loro attuazione nei diversi settori richiederà una serie di azioni di follow-up nei prossimi anni: per i farmaci veterinari, soprattutto, l'attuazione delle raccomandazioni rappresenterà un cambiamento molto significativo nelle modalità di valutazione dell'esposizione alimentare.

Il tema è quello dei medicinali veterinari che possono lasciare residui negli alimenti derivati dall'allevamento animale, spiegano le agenzie in un comunicato ufficiale. "Gli alimenti -spiega l'Ue in un comunicato- possono contenere anche residui di additivi per mangimi e pesticidi a cui sono stati esposti gli animali. Nell'Ue -prosegue il comunicato- la presenza di questi residui è regolamentata per garantire la sicurezza dei consumatori con la definizione di Lmr, ossia di Limiti massimi di residui legalmente vincolanti". 

Nelle valutazioni, però, vengono utilizzati approcci diversi "a seconda che i residui provengano da farmaci veterinari, additivi per mangimi o pesticidi". Sebbene le metodologie si basino su principi comuni, scrive la nota Ue, "le differenze negli approcci e nelle pratiche scientifiche possono portare a risultati diversi".

Ecco perché, nel 2020, la Commissione europea ha incaricato Efsa ed Ema di sviluppare un approccio comune alle valutazioni: per questo le due agenzie hanno istituito un gruppo di lavoro congiunto, composto da specialisti con competenze specifiche. Il gruppo di lavoro ha sviluppato una serie di raccomandazioni per ogni elemento della valutazione dell'esposizione: raccomandazioni che sono state finalizzate dopo una consultazione pubblica svoltasi tra giugno e settembre 2022. 

Stando alle conclusioni della ricerca, il gruppo di esperti ha considerato un passo importante verso l'armonizzazione "l'accordo sulla migliore metodologia esistente o su una combinazione ragionevole delle migliori componenti possibili dei metodi e dei modelli esistenti".

Per quanto riguarda gli sviluppi futuri del tema "il modello di esposizione armonizzato potrebbe essere ampliato per consentire di valutare l'esposizione a sostanze con usi multipli: ad esempio, scrivono gli esperti, "valutazioni combinate dell'esposizione cronica alla dieta da alimenti di origine animale e vegetale". In una fase successiva, sottolinea il report, "si potrebbe prendere in considerazione di integrare anche l'esposizione cumulativa combinata (cioè da fonti multiple) a sostanze appartenenti a gruppi con un meccanismo comune di tossicità".

Il cammino da fare sembra ancora lungo, visto che, come sottolinea la ricerca, "le attuali valutazioni riguardano solo l'esposizione esterna, attraverso l'assunzione per via orale". Di solito, invece, non vengono prese in considerazione "le opzioni che considerano l'esposizione interna (sistemica), ossia la quantità effettiva di sostanza rilasciata dalla matrice alimentare e assorbita nel corpo umano, che consentirebbe il miglior confronto possibile con i dati tossicocinetici per la caratterizzazione del rischio". 

Importante risulta essere poi la considerazione della lavorazione degli alimenti: la maggior parte degli alimenti viene consumata in forma trasformata (ad esempio, cottura, pastorizzazione, invecchiamento). Cosa che, "non solo influisce sulle concentrazioni rilevate ma, in parte, anche sulla composizione qualitativa dei residui (compresa la disintossicazione e l'invecchiamento). I residui che si formano o che possono essere modificati in queste condizioni non sono presi in considerazione". Anche in questo caso, sottolinea la ricerca, "si potrebbe valutare come integrare tali informazioni nelle stime di esposizione per ottenere stime più accurate e pertinenti".

Allegati
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EFA News - European Food Agency
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