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Pesca d'allevamento: un report lancia l'allarme

Compassion in World Farming (CIWF): “L'allevamento ittico nell’UE non è né sostenibile né etico"

Anche la pesca da allevamento esige sostenibilità. Migliorare il benessere dei pesci allevati e allevare specie che si trovano più in basso nella catena alimentare è essenziale per rendere l'acquacoltura europea più sostenibile, poiché ciò spesso conduce a minor inquinamento e uso di antibiotici e a una maggiore sicurezza alimentare. Lo sottolinea un nuovo rapporto di Compassion in World Farming (CIWF). Il documento, intitolato Rethinking EU Aquaculture: for People, Planet, and Animals (Ripensare l'acquacoltura nell'UE per le persone, il pianeta e gli animali), è il primo a tracciare un collegamento fra i problemi ambientali e di sostenibilità causati dall'allevamento intensivo di pesci nell’Unione Europea e la necessità di abbandonare questo tipo di produzione per migliorare il benessere degli animali e creare un'industria più sostenibile, fornendo chiare soluzioni politiche per i legislatori.
 
Il report chiede l'introduzione di nuovi requisiti più rigorosi per l'allevamento ittico e di politiche che promuovano alternative sostenibili, come l’allevamento di molluschi bivalvi e di alghe. Una richiesta, questa, in linea con il Green Deal europeo: benessere animale e sostenibilità ambientale vanno di pari passo. In una situazione in cui quasi il 90% degli stock ittici selvatici censiti sono sovrasfruttati o pescati al massimo della loro resa, l'acquacoltura è spesso presentata come una soluzione. Tuttavia, gran parte dell'acquacoltura moderna alleva pesci carnivori (come il salmone, la trota o il tonno) in sistemi intensivi basati sui mangimi, il che di fatto contribuisce al sovrasfruttamento delle risorse ittiche e causa molti problemi ambientali e di benessere.
 
Redatto dal team dell’associazione dedicato alle politiche ittiche, sotto la guida di Krzysztof Wojtas, il rapporto di CIWF propone quindici raccomandazioni strategiche e delinea i problemi causati dall’allevamento intensivo di animali acquatici basato sui mangimi, che è in aumento in Europa e nel mondo. Lo studio dimostra che questi sistemi intensivi comportano in genere una perdita netta di cibo adatto al consumo umano ed evidenzia la necessità di indirizzare l’acquacoltura europea verso l’allevamento estensivo e più sostenibile di specie acquatiche che si trovano più in basso nella catena alimentare.
 
Olga Kikou, direttore di CIWF EU, ha dichiarato: “L'allevamento ittico nell’UE non è né sostenibile né etico, dal momento che i requisiti di legge sono molto blandi. Tuttavia, quest’anno sarà decisivo. L'UE sta revisionando le proprie obsolete leggi sulla protezione degli animali allevati a fini alimentari e i pesci allevati non devono essere trascurati. Migliori standard di benessere non solo eviteranno inaccettabili sofferenze negli allevamenti sottomarini, ma contribuiranno anche a ridurre l’impatto negativo del settore su ambiente e sicurezza alimentare”.
 
"Ogni anno nell’UE vengono allevati tra 0,5 e 1,2 miliardi di pesci - ricorda il CIWF in un comunicato -. Per massimizzare il profitto, i pesci sono comunemente allevati ad alte densità e spesso vengono macellati in modo crudele, senza essere preventivamente storditi, tra enormi sofferenze. I pesci allevati hanno tassi di mortalità estremamente elevati e molti muoiono prima della macellazione. L’allevamento ittico intensivo inoltre danneggia l'ambiente, inquinandolo con le deiezioni dei pesci e sostanze chimiche, causando perdita di biodiversità, l'insorgenza di epidemie e l'uso improprio di antibiotici. L'allevamento di specie carnivore, come gamberi, salmoni e trote, ha un forte impatto ambientale e richiede mangimi ricavati da pesci che potrebbero essere utilizzati per il consumo umano, come acciughe o sardine".
 
Il 5 dicembre, Compassion in World Farming ha consegnato alla Commissione europea una petizione per chiedere nuovi standard per proteggere il benessere dei pesci allevati, firmata da oltre 150.000 persone.

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EFA News - European Food Agency
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