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Bar, un modello italiano da rilanciare

Intervista esclusiva con Luciano Sbraga, direttore centro studi Fipe

Le prospettive del bar all’italiana al centro di uno degli approfondimenti proposti da Fipe nel corso della recente edizione del Sigep alla fiera di Rimini. Qualità, professionalità e innovazione sono le principali sfide di questo modello, tipico del nostro paese, ma che è stato messo a dura prova dalla pandemia. Come ricorda Luciano Sbraga, Direttore Ufficio studi Fipe, “in 9 anni hanno chiuso 15.000 bar e il tasso di sopravvivenza delle imprese è basso, al punto che 48 su 100 non reggono alla distanza di 5 anni”. Per Sbraga oggi “serve essere buoni imprenditori oltre che bravi professionisti e per questa realtà tutta italiana serve una nuova tipologia di imprenditori”. La digitalizzazione può dare un aiuto importante “perché oggi il consumatore è digitale e serve andare incontro alle nuove necessità, non solo sui pagamenti ma anche sul tema degli ordini online, ecc.”.

Sullo sfondo, il grande tema del personale. Come spiega il direttore del centro studi Fipe “l’occupazione nel settore ha subito un terremoto durante il Covid. Nel 2020 sono andati perduti 243.000 posti di lavoro e di questi solo 50.000 sono stati recuperati nel 2021. Serve una nuova spinta motivazionale e una riflessione sul tema delle retribuzioni”.

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