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I timori dell'industria del pollame tra aviaria e rincaro dei costi

Ricerca Watt Global Media: per l'84% degli agricoltori l'Hpai ha ridotto la produzione di mangime

Hpai, ossia in parole povere l'influenza aviaria e i costi degli ingredienti. Sono questi i due driver dell'industria del pollame nel 2023 secondo l'indagine annuale Poultry nutrition & feed survey di Watt Global Media, una delle più grandi aziende mondiali che si occupano del settore. L'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, l'inflazione elevata, i timori di recessione e le malattie animali hanno reso i produttori meno ottimisti rispetto al 2022: il 44% ritiene che la redditività della propria azienda migliorerà durante l'anno ma il 30% pensa che rimarrà piatta e il 26% prevede un peggioramento. E mentre il 37% degli addetti ai lavori si aspetta un aumento della produzione di mangimi nei prossimi 12 mesi, il 36% pensa che rimarrà invariata rispetto al volume del 2022.

L'edizione 2023 del sondaggio globale riporta che la redditività, quest'anno, è messa a dura prova dall'Hpai e dall'Ucraina. Preoccupa soprattutto la prima: per l'84% dei produttori l'aviaria ha ridotto notevolmente o moderatamente la produzione di mangime e continuerà a mettere a dura prova le operazioni avicole e i protocolli di biosicurezza fino al 2023. L'88%, invece, ha paura della guerra in Ucraina che ha già avuto un impatto sulla propria attività: il 51%, invece, afferma che ha avuto effetti "molto significativi", aumentando ulteriormente la volatilità del mercato e l'incertezza economica.

Le sfide per il 2023? Secondo l'86% i costi delle materie prime è la sfida numero uno: il 30% degli agricoltori si prepara ad aumenti superiori al 10% mentre il 29% prevede un aumento dei costi dei cereali compreso tra il 5% e il 10% e il 15% degli intervistati un aumento pari o inferiore al 5%. Poi ci sono gli alti costi energetici e di trasporto che preoccupano il 75% degli addetti ai lavori.

Eppure, nonostante gli alti tassi di interesse, alcune aziende avicole e mangimistiche stanno effettuando investimenti di capitale: il 35% investe in biosicurezza, il 30% prevede di aggiornare i propri mangimifici e un altro 30% acquisterà nuove attrezzature di produzione o lavorazione quest'anno, mentre l'11% afferma che la propria azienda intende intraprendere la costruzione di nuovi impianti. C'è anche un 28% che , però, non è intenzionato a fare investimenti finanziari importanti o degni di nota.

La sostenibilità, inoltre, influenzerà i produttori di pollame e di mangimi nel 2023: il 45% degli agricoltori, per esempio, secondo l'indagine Watt, ha modificato le proprie formulazioni per includere additivi che estraggono più nutrienti dalle razioni e il 31% ha aggiunto additivi per mangimi a riduzione delle emissioni ai propri programmi di alimentazione. Nel 2023, però, la maggior parte degli addetti ai lavori riconosce l'importanza del cambiamento climatico e il suo impatto sull'agricoltura: nella produzione di mangimi, per esempio, il cambiamento climatico sarà responsabile dell'impatto sulla disponibilità delle materie prime (53%), dei costi elevati delle materie prime (55%), dell'aumento dei casi di contaminazione da micotossine (37%) e della difficoltà di mantenere la qualità dei mangimi (35%). 

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EFA News - European Food Agency
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