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Nasce la "polpetta di mammut"... contro il cambiamento climatico

L'ennesimo cibo sintetico, in realtà non è destinato (almeno per il momento) al consumo alimentare

Pollo sintetico? Troppo scontato. L'ultima frontiera del cibo proteico coltivato in laboratorio arriva dall'Australia. Vow, startup del cibo sintetico con sede a Sydney ha recentemente annunciato la realizzazione di una "polpetta" ricavata dal genoma di mammut, dal momento in cui, anni fa, nel permafrost artico, erano state rinvenute tracce di pelliccia e tessuti dell'animale simbolo dell'era glaciale.

Al momento la bizzarra creazione biologica è diventata un oggetto da museo, trovando collocazione nel Rijksmuseum Boerhaave, a Leiden, nei Paesi Bassi. Gli inventori di questa ennesima "variazione sul tema", tuttavia, nutrono ambizioni molto più elevate. Come afferma James Ryall, direttore scientifico del laboratorio australiano, l'obiettivo è che "sempre più persone in tutto il mondo inizino a sentir parlare di carne coltivata". Dietro c'è un principio etico, ovvero quello di "iniziare a ripensare a come ci procuriamo il cibo", in modo da rendere le abitudini alimentari più rispettose del pianeta e, in particolare, degli animali. 

I ricercatori di Vow ha già effettuato esperimenti simili con più di 50 specie animali, comprendenti alpaca, bufali, coccodrilli, canguri, pavoni e vari tipi di pesci. Singapore, il primo Paese ad autorizzare il consumo di "carne coltivata" di pollo(leggi notizia EFA News), potrebbe approvare presto il consumo di quaglia giapponese prodotta in laboratorio.

La già menzionata polpetta di mammut, tuttavia, al momento, non sarà mangiata ancora da nessun essere umano. “Non abbiamo visto questa proteina per migliaia di anni - dichiara il professor Ernst Wolvetang dell'Australian Institute for Bioengineering - quindi non abbiamo idea di come reagirebbe il nostro sistema immunitario quando la mangiamo". Wolvetang rimane comunque convinto che "da un punto di vista ambientale ed etico", la carne coltivata "abbia molto senso".

In collaborazione con Vow, il team del professor Wolvetang ha preso la sequenza del Dna per la mioglobina di mammut, una proteina muscolare chiave per conferire alla carne il suo sapore, e ha colmato le poche lacune usando il Dna dell'elefante. Questa sequenza è stata inserita nelle cellule staminali del mioblasto di una pecora, che si è replicata per crescere fino a raggiungere i 20 miliardi di cellule successivamente utilizzate dall'azienda per coltivare la carne di mammut.

Da parte sua, Tim Noakesmith, co-fondatore di Vow, puntualizza: "Abbiamo scelto il mammut lanoso perché è un simbolo della perdita di diversità e un simbolo del cambiamento climatico". Il colpevole, in ogni epoca e luogo, dunque, è sempre lo stesso: il riscaldamento globale. Quanto alle reali proprietà nutritive delle varie "carni coltivate", rimane qualcosa di più che un grosso dubbio. 

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EFA News - European Food Agency
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