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Crolla la fiducia dei consumatori statunitensi

A maggio gli Usa toccano il minimo da sei mesi

L'indice di fiducia dei consumatori statunitensi, in questo mese di maggio, è crollato ai minimi di sei mesi sul timore che l'innalzamento del tetto di indebitamento del governo federale possano innescare una recessione. La lettura preliminare del sondaggio sull'indice generale del sentiment dei consumatori si è attestata a 57,7 questo mese, il valore più basso dallo scorso novembre e in calo rispetto al 63,5 di aprile: gli economisti avevano previsto una lettura preliminare di 63. 

Un sondaggio dell'Università del Michigan ha anche mostrato che le aspettative di inflazione a lungo termine dei consumatori sono salite questo mese al valore più alto dal 2011. Il sondaggio sulle aspettative di inflazione a un anno è scesa al 4,5% questo mese dopo essere salita al 4,6% in aprile: le previsioni di inflazione a cinque anni sono salite al 3,2%, il valore più alto dal 2011, dal 3,0% del mese scorso. Una pessima notizia per la Federal Reserve dopo che, la settimana scorsa, è stato segnalato che la banca centrale potrebbe mettere in stand by il ciclo di inasprimento della politica monetaria più veloce dagli anni '80.

Alcuni economisti hanno messo in guardia dal tenere troppo in considerazione il binomio crollo del sentiment e balzo delle aspettative di inflazione a lungo termine: secondo alcuni esperti, infatti, non ci sarebbe una forte correlazione tra questi due indicatori e la spesa dei consumatori. "Abbiamo visto il sentiment dei consumatori sprofondare spesso da quando il covid ha stravolto l'economia, ma la spesa dei consumatori è aumentata e ora mantiene un livello sano", sottolinea a Reuters Robert Frick, economista della Navy Federal Credit Union di Vienna, Virginia.

Secondo altri, invece (e sono la maggioranza) il legame tra sentiment e balzo delle attese di inflazione è pericoloso e non porta nulla di buono. "Questo rapporto ha un che di stagflazionistico -spiega Conrad DeQuadros, consulente economico senior di Brean Capital a New York-. Questo aumento delle aspettative d'inflazione probabilmente contribuirà ad alimentare un'accesa discussione sull'opportunità di un nuovo rialzo dei tassi alla riunione del 14 giugno della Fed. Per quanto riguarda l'inflazione, non tutti sono in grado di prevederla a lungo termine, compresi i consumatori: le aspettative di inflazione hanno, comunque, un effetto limitato sulle decisioni di spesa".

Fatto sta che l'impennata delle aspettative di inflazione ha costretto la Fed a un forte rialzo dei tassi: la banca centrale statunitense ha aumentato il tasso d'interesse overnight di riferimento di 500 punti base, portandolo al 5,00%-5,25% da marzo 2022. Le notizie sul fronte dell'inflazione, però, questa settimana sono state incoraggianti, smentendo in parte le previsioni nefaste dei consumatori, Un rapporto del Dipartimento del Lavoro ha mostrato che i prezzi delle importazioni sono aumentati ad aprile dello 0,4% dopo essere scesi dello 0,8% a marzo: l'aumento è il primo da dicembre 2022 ed è dovuto al rimbalzo dei costi del carburante, mentre le pressioni sull'inflazione importata sono rimaste contenute. Nei 12 mesi fino ad aprile i prezzi sono scesi del 4,8%.

Il governo ha riferito questa settimana che gli aumenti annuali dei prezzi al consumo e alla produzione in aprile sono stati i più bassi in più di due anni. I prezzi dei carburanti importati sono aumentati del 4,5% ad aprile, grazie al balzo del 5,7% dei prezzi del petrolio, che ha compensato il crollo del 17,4% dei prezzi del gas naturale: il costo dei prodotti alimentari importati è aumentato dello 0,2%.

Escludendo i carburanti e gli alimentari, i prezzi delle importazioni sono rimasti invariati: quelli delle importazioni cosiddette "core" sono scesi dello 0,5% a marzo. I prezzi delle importazioni dalla Cina sono scesi dello 0,3%, estendendo il loro calo quest'anno, su base annua sono scesi dell'1,9%. Le importazioni da Giappone, Canada, Messico e Unione Europea sono aumentate. "Il rapporto sui prezzi all'importazione di questo mese offre la prova del raffreddamento delle dinamiche dei prezzi nell'economia -spiega Matthew Martin, economista della Oxford Economics di New York-. Considerando che ci aspettiamo che la Fed mantenga i tassi alti fino alla fine dell'anno, il ciclo deflazionistico dei prezzi all'importazione si intensificherà nei prossimi mesi".

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