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Birra artigianale: è boom in Toscana

Il numero di stabilimenti produttivi è aumentato del 333% nell'arco di sette anni (2015-2022)

La birra artigianale si sta facendo strada nel territorio toscano. Lo dicono i dati di ObiArt, l’Osservatorio delle birre artigianali con sede presso il Dipartimento di Agraria dell’Università di Firenze che oggi, insieme a Vetrina Toscana, presso l’Aula Magna, ha riunito imprese, istituzioni e accademici per fare il punto sullo sviluppo di una filiera e di un turismo brassicolo regionale.

La Toscana emerge come un caso emblematico dello scenario nazionale, mostra la forza di una piccola imprenditorialità fortemente orientata al fare artigianale, in costante crescita e più che mai decisa a mettere a sistema il proprio innato senso di accoglienza. Significativo in tal senso l’incremento del numero degli addetti del settore sul territorio, che dai 124 del 2015 (7.893 in Italia) diventano 236 nel 2022 (9.612 in Italia, +21%), un'evoluzione del 90% che fotografa la necessità degli opifici birrari, soprattutto dei più piccoli – sono l’88% con massimo cinque dipendenti - di strutturarsi e aumentare il fatturato per essere più competitivi sul mercato. Cresce, gradualmente, anche il numero delle imprese, che nello stesso arco di tempo si portano da 60 a 95 unità produttive.

La ricerca svolta da ObiArt, sottolinea il responsabile dell’Osservatorio e docente del Dagri Silvio Menghini mette in evidenza anche un altro fattore importante: se in Italia aumenta sensibilmente il numero dei birrifici agricoli (+233% dal 2015), a livello regionale l’evoluzione tocca addirittura quota +333%, passando dagli 86 opifici del 2015 ai 286 del 2022. La crescita è imponente, dunque, non solo in termini quantitativi ma anche qualitativi, legandosi sempre di più al territorio sia per dimensione artigianale degli opifici che per la produzione locale delle materie prime impiegate.

Da una indagine attualmente in corso, svolta in collaborazione con Unionbirrai, risulta che il 46% dei birrifici artigianali italiani utilizza, infatti, materie prime - orzo e luppolo - di provenienza locale: in questa percentuale rientrano per legge (Dm 212/2010) tutti i birrifici agricoli e, per il 30%, anche i birrifici artigianali che, pur potendo approvvigionarsi altrove, si rivolgono ad agricoltori del luogo. Una filiera corta, sostenibile, di cui le imprese agricole sono veri acceleratori e che fa sperare nel recupero di un’eccellenza agroalimentare del territorio, giacché il nettare di Cerere è sempre stato presente in Toscana, anche se come fenomeno di nicchia.

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EFA News - European Food Agency
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