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CLARA MOSCHINI

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Difesa del suolo, in Liguria il regolamento gestione rischio alluvioni

La Regione introduce regole rigorose di dettaglio in campo urbanistico

Con il nuovo Piano di gestione del rischio alluvioni, emanato da un organismo governativo come l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino settentrionale, è stata definita la disciplina di riordino del complesso architrave normativo che regola la gestione del rischio alluvioni sui territori di Toscana, Liguria e Umbria. La Regione Liguria è chiamata a definire sul proprio territorio le regole di dettaglio in campo urbanistico coerenti con il nuovo piano distrettuale. 

"Siamo pronti a fare un salto di qualità -spiega il presidente Giovanni Toti- garantendo la piena aderenza al piano sovraregionale, la massima precauzione sul nostro territorio, la conoscenza tecnico scientifica come punto di partenza per stabilire la pericolosità delle aree attraverso un unico regolamento chiaro e di semplice interpretazione. Si tratta di un piano di gestione ampiamente condiviso con tutti i soggetti coinvolti".

“Il nuovo regolamento -aggiunge il presidente- faciliterà l’applicazione della normativa da parte di tutti gli uffici tecnici che si devono esprimere sui progetti, oltre a garantire la certezza normativa per tutti i soggetti che desiderano investire sul territorio regionale, dalla ristrutturazione di una casa all’impianto di un’azienda. Non si tratta di un atto politico, ma tecnico”.

Il Regolamento stabilisce una disciplina rigorosa, chiara e univoca e basa su criteri scientifici e oggettivi non interpretabili, ovvero su studi idraulici dettagliati e validati, la definizione della pericolosità delle aree e i conseguenti divieti, vincoli e criteri da seguire all’interno delle stesse in campo urbanistico e infrastrutturale. I punti principali sono la piena aderenza alla disciplina di Distretto e la massima precauzione, ad esempio sui divieti che riguardano i servizi essenziali.

Studi idraulici accurati e aggiornati, proposti da enti pubblici e validati da Regione e Autorità di bacino, come presupposto per stabilire la pericolosità delle aree.L’univocità e cioè l’applicazione di regole omogenee sul territorio e sostituzione con un'unica disciplina di un groviglio di norme, atti e circolari accumulatesi nel tempo.La chiarezza, con criteri oggettivi e definiti a priori con minor spazio a deroghe e interpretazioni soggettive e/o qualitative.

“All’interno di questo assetto normativo mutato e di queste nuove previsioni -spiega l’assessore alla Protezione Civile e Difesa del suolo Giacomo Giampedrone- c’è l’introduzione di alcuni vincoli maggiori rispetto alla disciplina precedente, oltre ad alcune migliori interpretazioni delle zone inondabili che vengono definite con maggiore precisione". 

"Questo -aggiunge- non significa permettere di costruire in aree inondabili, ma l’aver aumentato la conoscenza del nostro territorio, mappando aree di rischio che fino a dieci anni fa erano considerate pienamente edificabili”.

Le nuove norme, oltre a introdurre vincoli e disposizioni stringenti, prevedono che ogni intervento debba essere realizzato in condizione di gestione del rischio: sono consentiti quindi solo alcuni interventi in specifiche e definite condizioni costruttive, così da non mettere in alcun modo a rischio la pubblica incolumità o causare danni a beni pubblici o privati. Le aree a ‘minore pericolosità’ devono essere individuate solo a seguito di studi idraulici accurati e aggiornati, svolti da enti pubblici e validati da Regione e Autorità di bacino. 


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