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Dossier/ La Germania affronta la crisi delle salsicce

Costi alle stelle e occhio alla salute spingono i consumatori tedeschi a usare meno carne di maiale

La carne di maiale sta perdendo smalto in varie parti del mondo ma la tendenza è particolarmente pronunciata in Europa. Una ricerca McKinsey prevede che quest'anno il consumo di carne suina nell'Ue scenderà al livello più basso da oltre due decenni e che entro due anni la produzione si ridurrà di circa un decimo. Anche i produttori statunitensi sono alle prese con una serie di iatture: contrazione dei profitti, calo della domanda, aumento dei costi e incremento della regolamentazione. E pure in Cina, che rappresenta più della metà del consumo mondiale di carne suina, il prodotto sta perdendo il favore di una classe media in crescita che, però, considera la carne bovina come un'opzione migliore.

In Europa, la situazione si distingue soprattutto in Germania dove si tocca con mano lo stato di difficoltà dell'industria suinicola che sta lottando con un enorme calo della domanda, con le conseguenze della peste suina africana e con una serie di sfide economiche e di disposizioni nazionali sul benessere degli animali che hanno reso particolarmente difficile l'allevamento dei suini. 

Il caso Bärchenwurst

Che la situazione sia difficile lo dimostra la storia di Family Butchers, secondo produttore di salsicce in Germania: il suo impianto di produzione nella città di Vörden, nella Germania nord-occidentale ha contribuito a produrre, per oltre due decenni, un salume a forma di orso noto come Bärchenwurst, amato dai bambini di tutto il Paese. Ma l'aumento dei costi di produzione e il calo della domanda di carne di maiale, anche in una nazione che un tempo vantava uno dei più alti tassi di consumo pro capite, hanno costretto il gestore dello stabilimento a dichiarare poche settimane fa la chiusura.

Family Butchers è solo l'ultima azienda a cadere sotto i colpi della crisi. Oltre alla scomparsa della domanda, Eckhart Neun, vicepresidente dell'Associazione tedesca dei macellai, spiega che l'impennata dei prezzi dell'energia, dei fertilizzanti e dei mangimi sta mettendo sotto pressione anche le aziende più piccole. "È come un domino, una cosa tira l'altra", ha detto Neun

"Se continua così, tra crisi del consumo e obbligo di investimenti, tra dieci anni il mercato delle salsicce si sarà probabilmente ridotto di un terzo: degli oltre 100 produttori, molti si arrenderanno o verranno inghiottiti", preconizza Wolfgang Kühnl, co-proprietario di The Family Butchers.

La crisi tedesca nel consumo di carne suina 

Effettivamente, come sottolinea Bloomberg, i dati della Germania mostrano un pesante calo nel consumo di carne suina. Se nel 2007 il tedesco medio mangiava circa 40 chili di carne di maiale all'anno, nel 2022 il consumo è sceso a 29 chili, anche se il consumo di carne di manzo e di pollo è rimasto pressoché costante. La popolazione suina del Paese si è ridotta di quasi un quinto nei due anni precedenti allo scorso novembre, così come il numero di allevamenti di suini. 

Secondo Frank Greshake della Camera dell'agricoltura della Renania settentrionale-Vestfalia, lo stato federale con il maggior numero di allevamenti di suini, i tedeschi stanno scegliendo diete meno ricche di carne: il numero di persone in Germania che si identificano come vegetariane è cresciuto dal 2020 e, secondo un rapporto sulla nutrizione del 2022 del ministero federale dell'Alimentazione e dell'agricoltura, il 44% dichiara di seguire una dieta "flexitariana" che limita il consumo di carne.

La rivincita della Dieta mediterranea

Un sondaggio di YouGov, inoltre, mette in luce come le preferenze alimentari siano diverse anche in base alle generazioni. I tedeschi più giovani preferiscono la pizza, i doner kebab e gli hamburger alle salsicce. E così, mentre la cucina tradizionale tedesca, a base di carne di maiale, è ancora al primo posto per le persone di età superiore ai 35 anni, gli adulti più giovani e le donne di tutte le fasce d'età preferiscono optare per il cibo italiano: la buona vecchia Dieta Mediterranea, insomma.

Impennata dei costi e salute remano contro 

A dare il colpo di grazia agli allevatori tedeschi di suini è stata l'impennata dei prezzi dell'energia dell'anno scorso, in seguito all'invasione dell'Ucraina da parte della Russia: i suinetti, infatti, a differenza delle mucche, hanno bisogno di stalle riscaldate in inverno e, con i costi dell'energia alle stelle, questo è diventato un ostacolo pressoché insormontabile. 

Un'altra aggravante è rappresentata dagli sforzi che il governo tedesco sta facendo per inasprire le norme sul benessere degli animali. Secondo gli allevatori, tali norme possono richiedere investimenti costosi per garantire elementi come l'accesso all'aperto per gli animali e stalle più spaziose: il fatto è che, con un numero inferiore di persone che comprano la carne di maiale, i produttori dovrebbero giocoforza trasferire questi costi più alti sui consumatori. 

Anche gli allevatori che sono disposti e in grado di investire in condizioni migliori per gli animali hanno difficoltà a coprire i costi. "Il pubblico è sensibile ai prezzi -sottolinea Sven Häuser, responsabile della divisione allevamento di Dlg, Deutsche Landwirtschafts-Gesellschaf, la Società agricola tedesca, impegnata dal 1885 nella promozione della qualità di agricoltura e industria alimentare-. Dicono di essere disposti a pagare di più la carne a patto che l'animale sia allevato in condizioni migliori, ma quando parliamo di un'inflazione di oltre il 10% per gli alimenti e ogni euro deve essere contato, allora la gente comprensibilmente si accaparra la carne più economica".

La crisi fa il gioco delle carni sintetiche

Tutto questo gioca a favore delle carni sintetiche. Mentre gli scienziati, infatti, studiano opzioni come la carne allevata in laboratorio, i produttori di salsicce della "vecchia scuola" stanno già abbracciando le alternative: secondo l'ufficio statistico tedesco, tra il 2019 e il 2022, la produzione di carni di origine vegetale è aumentata del 73%. 

L'azienda alimentare Rügenwalder Mühle Carl Müller, uno dei più grandi produttori di salsicce in Germania, con una storia quasi bicentenaria, nel 2014 ha lanciato i suoi primi prodotti a base vegetale: ebbene, nel 2021 ha dichiarato di avere guadagnato più da questi che dai prodotti a base di carne convenzionali. 

Lo conferma Claudia Hausschild, la responsabile della comunicazione e della gestione della sostenibilità di Rügenwalder: secondo la manager questa mossa ha posizionato meglio l'azienda per affrontare il passaggio dalla carne. "Non vogliamo fare proselitismo né dire a nessuno cosa mangiare -dice-. Allo stesso tempo, però, ci rendiamo conto che la durata della nostra offerta di prodotti a base di carne dipende in parte dai consumatori". 

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EFA News - European Food Agency
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