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Peste suina, Comagri approva risoluzione per affrontare l'emergenza

A causa della malattia, la filiera perde 20 milioni al mese di export

La Commissione agricoltura della Camera ha approvato una risoluzione (la n. 84) a prima firma dell'On. Francesco Bruzzone sulla materia della Peste Suina Africana. La risoluzione è un atto di indirizzo affinchè il governo intervenga con più determinazione per affrontare l'emergenza suggerendo, tra l'altro, la posa in opera di sistemi di prevenzione e tutela degli allevamenti (recinzioni nelle zone libere da PSA ma più sensibili per quantità e pregio delle produzioni), abbattimenti intensificati della fauna selvatica, per arrivare alla pronta eradicazione della malattia dal territorio continentale.

"E' con viva attenzione e soddisfazione che accogliamo l'approvazione in Commissione Agricoltura della Camera della risoluzione 84 a prima firma dell'On.le Bruzzone sulla materia della PSA": ha così commentato la notizia dei lavori parlamentari del 20 giugno Pietro D'Angeli, Presidente di Assica – Associazione Industriali delle carni e dei Salumi.

"L'articolato testo della mozione dimostra l'alto livello di attenzione dei parlamentari della Commissione per un tema su cui Assica non ha mai smesso di adoperarsi sia come imprese in prima linea e sia come Associazione di categoria collaborando ad ogni livello per la messa a punto di strategie e soluzioni volte all'eradicazione di questa malattia veterinaria tanto innocua per l'uomo quanto perniciosa per la filiera suinicola e le sue pregiate produzioni di carni e salumi".

Da gennaio 2022 la filiera perde 20 milioni di euro al mese di export verso quei Paesi Terzi che hanno chiuso all'invio di carni e salumi italiani in via precauzionale, senza riconoscere l'applicazione del principio di zonizzazione come invece fa l'UE. Secondo Assica "le iniziative fin qui poste in essere hanno rivelato diversi limiti ed ora non è più rinviabile un'azione decisa e più intensa di prima per la messa in totale sicurezza di quelle aree culla della suinicoltura nazionale come l'alto Piemonte, la Lombardia e l'Emilia Romagna che vengono minacciate da vicino dalla comparsa di nuovi focolai (ad esempio i recenti ritrovamenti in provincia di Pavia che avvicinano ulteriormente i casi ai territori a maggior densità di allevamenti domestici come la pianura Padana e la provincia di Cuneo)".

"Il rischio è che possano essere compromesse le capacità produttive della suinicoltura nazionale di base e dunque possa venire a mancare la materia prima per le pregiate produzioni di Parma e San Daniele, tra le altre - ha continuato il Presidente. "E' nostro primario obiettivo fare tutto il possibile per giungere ad una tempestiva eradicazione della malattia: le azioni da compiere sono note da tempo e vanno dalla posa di recinzioni di salvaguardia e contenimento del selvatico, agli abbattimenti programmati da parte di soggetti professionali in grado di intensificare il ritmo di depopolamento del principale veicolo di trasmissione della malattia, il cinghiale selvatico appunto”.

red - 32414

EFA News - European Food Agency
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