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Presunti fallimenti pilotati: in manette anche membro del Cnel

Massimo Vivoli, ex presidente di Confesercenti, accusato di associazione a delinquere e bancarotta

Denunciate 32 persone, di cui 15 arrestate: avevano acquisito 32 supermercati nel Centro-Nord, per poi condurli al crac.

Avrebbero acquistato decine di supermercati e negozi di cosmetici per poi farli fallire. Un blitz condotto dalla Guardia di Finanza di Bologna e coordinato dalla Direzione Distrettuale Antimafia, ha portato al sequestro preventivo di beni per oltre 15 milioni di euro e alla denuncia di 32 persone, di cui 15 sono finite in manette, con l'accusa di associazione a delinquere e bancarotta. I soggetti coinvolti vivono tutti a cavallo tra Toscana (in particolare Versilia e Garfagnana) ed Emilia Romagna.

Il nome più noto tra gli arrestati è quello di Massimo Vivoli, ex presidente nazionale di Confesercenti e attuale componente del Cnel. Sono finiti in manette, tra gli altri, anche Fiore Moliterni, Domenico Pilato e Riccardo Pieraccini: quest’ultimo, 63 anni, residente a Forte dei Marmi ma domiciliato a Bologna, era già noto alle cronache per il crac di “Azzurrina Acque srl” fallita nel 2019. 

I finanzieri di Lucca hanno agevolato misure cautelari, sequestri e perquisizioni in studi professionali di commercialisti. I "bancarottieri seriali" avrebbero trasferito 25 punti vendita sull'orlo del fallimento a new-co riconducibili all'associazione a delinquere. Risparmiando così i 3,3 milioni di euro di tributi dovuti all'erario, i bancarottieri avrebbero accumulato fondi poi reinvestiti in altre attività imprenditoriali, tra cui l’acquisto di un prosciuttificio nel parmense, oltre a società italiane ed estere compiacenti, sulla base di fatture false emesse ad hoc per giustificare i flussi finanziari.

Altre società finite nel mirino dell'indagine avevano formalmente sede a Milano ed erano amministrate da due cinesi, che in due anni avrebbero emesso fatture false per 7 milioni di euro e ricevuto bonifici sui conti aziendali pari a 11 milioni di euro. Secondo gli inquirenti, tutte le risorse riconducibili ad operazioni fittizie venivano quindi convogliate verso la Cina.

“Le indagini - riferisce una nota delle Fiamme Gialle - hanno consentito di appurare che l’organizzazione, una volta subentrata alla guida, nel corso del 2020, di un gruppo societario dell’hinterland bolognese – composto da una holding e altre 3 s.r.l. sottoposte al suo controllo – operante nei settori della dermo-cosmesi e della Gdo (con ben 32 supermercati dislocati tra Emilia-Romagna, Veneto, Toscana, Lombardia e Friuli Venezia Giulia), abbia effettuato vere e proprie operazioni di sciacallaggio ai danni delle menzionate persone giuridiche, cagionandone dolosamente il dissesto”.

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