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CLARA MOSCHINI

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Pirati di telline, i nuovi abusivi del litorale laziale

Raccolgono fino a cinquemila quintali di molluschi, commercializzandoli senza che vengano fatti controlli

Non bastasse il granchio blu a segnare questa estate, adesso arrivano i pirati delle telline sulle coste laziali. Un esercito di abusivi che vendono a prezzi stracciati i molluschi, facendo la spola ogni giorno tra Fregene e Torre Astura. Stando ai calcoli fatti dai pescatori professionisti e riportati da La Repubblica, gli abusivi raccolgono fino a cinquemila quintali di molluschi, commercializzandoli senza che vengano fatti controlli. Un pericolo per i consumatori e un danno enorme per l’economia blu, quella composta da oltre cento barche che quotidianamente sono impegnate nella raccolta di telline, vongole e cannolicchi sul litorale romano.

Come precisa Giovanni Conte, presidente del Consorzio molluschi Roma e provincia, arriverebbero a guadagnare in nero circa 150 mila Euro al giorno. I professionisti hanno calcolato che, armati di rastrelli, si trovano ormai 6-7 abusivi ogni 300 metri di spiaggia e ognuno di loro riesce a raccogliere fra 30 e 40 chili di telline.

“Noi, attraverso il consorzio, gestiamo gli orari e i quantitativi del pescato, secondo quelle che sono le normative in vigore -spiega Conte-. Comunichiamo le uscite delle barche e dei pescatori al ministero e alla Capitaneria di Porto, con i quali lavoriamo in sinergia. Purtroppo ci siamo resi conto che, dopo il Covid, non ci sono più i dovuti controlli. Questo ha permesso che quelli che erano sporadici pescatori che magari inizialmente pescavano un secchiello di telline diventassero una schiera di persone attrezzate in maniera sempre più professionale, addirittura con rastrelli identici a quelli che utilizziamo noi: 'lavorano’ ogni mattina per due o tre ore, raccogliendo diversi chili di molluschi a testa per poi rivenderli sulla spiaggia. Il totale è di circa cinquemila quintali al giorno”.

Tra gli abusivi, oltre ai locali, pare ci siano squadre ben organizzate: molti arrivano da Napoli in auto, in genere si uniscono in gruppi di tre persone che in poche ore riescono a recuperare quantitativi notevoli di molluschi. Molti poi, pare siano gli irregolari di origine straniera, marocchini e tunisini in particolare. 

Le differenze tra abusivi e professionisti non sono da poco. I professionisti ogni quindici giorni sono sottoposti a una serie di verifiche, trasportano i molluschi nei centri di raccolta: quelli pescati in acque non troppo pulite vengono depurati e garantiscono la tracciabilità del prodotto, che è sempre conservato anche a una temperatura idonea. I pescatori in nero, invece, non fanno nulla di tutto ciò e il pericolo di sentirsi male dopo una scorpacciata di telline comprate a metà prezzo, ma prive di garanzie e dunque contaminate, è altissimo.

Ai professionisti, al mercato del pesce ad Anzio, le telline vengono pagate 3 Euro al chilo, mentre gli abusivi non hanno costi e anche cedendo il prodotto a 5 Euro al chilo riescono a guadagnare somme notevoli. Con il paradosso che se qualcuno si sente male mangiando quei prodotti scatta il divieto di raccolta delle telline per tutti. "Ci sono 6 o 7 persone ogni 300 metri di spiaggia -prosegue Conte-. Sono oltre 70 chilometri di costa. Ognuno di loro arriva a farne almeno 30 o 40 chili, per una media di 45.000 chili di telline al giorno”. Le cifre sono impressionanti: 31.500 chili di telline, che fruttano, rivendute a 5 Euro al chilo- circa 150 mila euro al giorno. E i conti sono presto fatti: in una stagione si raggiunge facilmente un milione di euro, tutti in nero, quindi di evasione fiscale.

Gli irregolari vendono le telline sulle spiagge, per strada e nei mercati rionali. Ma si sono organizzati anche sui social, dove i molluschi vengono proposti a prezzi più che concorrenziali, con una raffica di post su Facebook. "Noi così non riusciamo più a vendere - sottolinea Conte che lamenta l’assenza di controlli rendendo di fatto impossibile per i professionisti anche invitare gli abusivi a fermarsi-. Quando ci abbiamo provato -aggiunge il presidente del Consorzio molluschi Roma e provincia- hanno alzato la voce ed erano pronti pure ad alzare le mani". 

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