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Allarme microtossine nel mais in Friuli Venezia Giulia

Danni anche al settore lattiero caseario secondo l'Osservatorio Agrifood dopo le grandinate di luglio

In questa porzione di estate, in questo agosto afoso e tropicale, si torna a parlare delle grandinate di luglio scorso che, soprattutto in regioni come il Friuli Venezia Giulia, hanno lasciato strascichi ancora adesso difficilmente valutabili. Oltre ad aver raso al suolo campi interi, e non solo di mais, danneggiato vigneti, coltivazioni di girasoli, frutteti, la grandine che si è abbattuta su buona parte del Friuli a luglio sta provocando altri danni.

A dirlo è l’Osservatorio regionale sulle micotossine, composto da tecnici della Fondazione Agrifood Fvg, di Ersa, della Direzione Centrale Salute e delle Aziende sanitarie, del Crea, dell’Istituto zooprofilattico delle Venezie e da rappresentanti del settore cerealicolo. Tutti sono concordi nel lanciare l’allerta per la possibile presenza di micotossine nelle coltivazioni di mais colpite dalle grandinate di fine luglio, in particolare da quella di lunedì 24.

Si sta registrando, infatti, un attacco diffuso delle piante da parte di funghi produttori di micotossine che, se fossero presenti nella parte vegetale e se questa entrasse nella razione alimentare degli animali allevati, determinerebbe la contaminazione del latte e dei suoi derivati, come i formaggi. Già alcuni anni fa, nel 2014, la contaminazione del latte da micotossine aveva causato notevoli danni economici all’intera filiera lattiero-casearia della regione.

Per questo l’Osservatorio ha diffuso una nota urgente ad associazioni di categoria, responsabili di assistenza tecnica e alle stesse aziende agricole definendo gli accorgimenti da adottare. Le soluzioni indicate in caso di danni elevati sono tre. La prima è l’interruzione della coltivazione e l’interramento completo delle piante, la seconda è la trinciatura del mais che verrebbe avviato agli impianti per la produzione di biogas. La terza via prevede di destinare comunque la biomassa all’alimentazione animale come insilato, ma rispettando determinate soluzioni tecniche come evitare la contaminazione con il terreno, attendere il grado di maturazione ottimale ed evitare il mais particolarmente disidratato o con pochi zuccheri fermentescibili necessari al corretto innesco del processo biologico che rende utilizzabile l’insilato. 

In caso di danno parziale o ridotto alla coltura, conclude la nota dell'Osservatorio, "si consiglia di monitorare costantemente il suo stato anche in funzione dell’evoluzione climatica, in particolare della temperatura e dell’umidità". 

"Quale ulteriore conseguenza di questo quadro -spiega il tecnico di Agrifood Fvg Francesco Coletti- alcune aziende potrebbero trovarsi in carenza di biomassa per l’alimentazione del proprio bestiame. Andranno individuate quindi fonti alternative di approvvigionamento di foraggio per l’imminente periodo autunnale e invernale".

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EFA News - European Food Agency
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