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Non solo carne: "opzione alternativa" anche tra i prodotti ittici

McKinsey: l'aumento del 14% della domanda globale potrebbe portare al pesce coltivato entro il 2030

Il mondo potrebbe rimanere senza prodotti ittici tradizionali, come gamberi o tonno. L'allarme arriva da un recente studio condotto da McKinsey & Company secondo cui c'è all'orizzonte una potenziale carenza di frutti di mare. La soluzione? Semplice: anche in questo caso, come per la carne, interverrebbero i pesci "alternativi", prodotti ittici, cioè, coltivati in laboratorio. 

Il rapporto di McKinesy che appalesa questo nuovo scenario è intitolato "The next wave: alternative seafood solutions", ossia: "La prossima ondata: soluzioni alternative per i prodotti ittici". Il report avverte che un aumento del 14% della domanda globale di pesce potrebbe portare, entro il 2030, a una significativa adozione di "opzioni alternative". 

L'impennata della domanda arriva in un momento in cui l'85% delle attività di pesca globali sta già operando al limite o oltre i limiti di sostenibilità e le restrizioni all'allevamento ittico aggravano ulteriormente la pressione sulle forniture tradizionali di frutti di mare.

L'analisi individua cinque specie di frutti di mare popolari, ossia gamberi, tilapia, tonno, salmonidi e aragosta: queste specie sarebbero "particolarmente vulnerabili" alla sostituzione con prodotti ittici alternativi. Il rapporto sottolinea, ad esempio, che il tonno, terzo nel mercato mondiale dei prodotti ittici, si basa in larga misura sulla pesca selvaggia: il 99% del tonno è catturato in questo modo a causa della difficoltà di allevamento. Ciò rende il tonno un candidato privilegiato per i metodi di produzione alternativi.

Le opzioni di pesce "alternative" hanno anche un'impronta di carbonio significativamente inferiore, in quanto possono essere prodotte localmente. Il rapporto rivela che, a livello di vendita al dettaglio, il tonno da solo ha un'impronta di carbonio di appena 0,8-0,9 chilogrammi di CO2 per chilo.

Lo studio di McKinsey identifica tre alternative di produzione primaria: prodotti coltivati, prodotti a base di fermentazione e prodotti vegetali. Sono questi, secondo lo studio, a essere quelli più vicini a sostituire i prodotti ittici tradizionali grazie alle loro somiglianze, agli investimenti storici e alla disponibilità sul mercato. I prodotti ittici alternativi di origine vegetale affrontano il minor numero di ostacoli normativi e possiedono le più basse barriere all'ingresso nel mercato: tra l'altro, hanno già raggiunto prezzi competitivi, che negli Stati Uniti vanno da 12 a 20 dollari per libbra, cioè ogni mezzo chilo circa.

Inoltre, i prodotti coltivati a partire da cellule di pesce hanno attirato notevoli investimenti: si parla di oltre 100 milioni di dollari solo negli Stati Uniti. Secondo lo studio, queste alternative coltivate sarebbero le più vicine per gusto, consistenza e valore nutrizionale ai prodotti ittici tradizionali.

"In passato le proteine alternative si sono concentrate su pollo, maiale e manzo ma i prodotti ittici hanno un vantaggio competitivo rispetto alla carne perché spesso vengono venduti a un prezzo più alto -sottolinea Anders Milde Gjendemsjø, partner di McKinsey-. I tagli premium o super-premium di tonno rosso vanno da 40 a 200 dollari l'etto, pari a un range da 38 a 190 Euro l'etto, un prezzo molto più facile da raggiungere per le alternative rispetto a 4,99 dollari l'etto, cioè 4,7 Euro, della carne macinata. Il pesce alternativo è anche più ecologico da produrre: può includere i benefici degli omega-3 senza gli alti livelli di mercurio del pesce e non sono limitati da quote di pesca o licenze di allevamento".

"La nostra ricerca indica come i prodotti ittici alternativi potrebbero contribuire a scalare in modo sostenibile l'industria e a ridurre la pressione sulla pesca, ampliando al contempo l'accesso alle proteine -aggiunge l'altro partner di McKinsey, Tom Brennan-. Tuttavia, devono affrontare sfide significative per ridurre i costi di produzione a livelli paragonabili a quelli del pesce e per rispecchiare l'ampia varietà di gusto e consistenza. Innovare per migliorare il gusto, la nutrizione e i costi è fondamentale per ottenere una distribuzione più ampia e ridurre la pressione sugli ecosistemi marini e d'acqua dolce".

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EFA News - European Food Agency
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