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San Carlo: prosegue senza esclusione di colpi la faida famigliare delle patatine

La lite tra Francesco Vitaloni e la sorella Susanna arriva in tribunale con una denuncia

Prosegue senza esclusione di colpi la guerra in casa San Carlo, l’impero delle patatine. Alcuni, nona caso, la chiamano la "guerra delle patatine", combattuta tra i membri della famiglia Vitaloni, proprietaria di Unichips Finanziaria, la holding che controlla la San Carlo Gruppo Alimentare. Una battaglia che dura da anni e vede protagonisti da una parte Francesco Vitaloni e dall'altra la sorella Susanna. Una lotta fratricida, diciamo così, di cui fa le spese l'operatività della holding che controlla il gruppo alimentare, frenata proprio da questo tipo di contrasti familiari.

Un gruppo che nel 2022 ha avuto un fatturato di 323,8 milioni di Euro, in rialzo del 16,3% rispetto a 278,2 milioni del 2021 con un utile netto attestato a 15,8 milioni, in crescita del 193% rispetto al 2021, quando l'utile è tornato positivo (a 5,4 milioni) da un brutto rosso di 750 mila Euro del 2020. 

Tornando alla guerra in famiglia, Alberto Vitaloni, 88 anni, ex presidente del Gruppo San Carlo, ha avuto ripetuti ictus cerebrali ischemici che, secondo il neurologo Giuseppe Lauria Pinter, lo hanno portato a ragionare come un bimbo di 5-6 anni. A capo dell’azienda c’è oggi la figlia Susanna che, però, è stata denunciata dal fratello Francesco il quale ipotizza reati di "violenza privata, circonvenzione di incapace, sequestro di persona e maltrattamenti nei confronti di un familiare". Tutto, ovviamente, ascritto nei confronti del padre, l'ex patron ottantottenne che, pare, da otto anni nessun medico visita e che oggi versa in uno stato di "demenza vascolare".

Nonostante tutto questo, come racconta il Corriere della Sera, l'anziano Vitaloni continua a valutare le operazioni societarie, alcune delle quali, secondo il figlio, sono addirittura milionarie e pare vadano a vantaggio della sorella Susanna. Addirittura il figlio Francesco sostiene di non sapere nemmeno dove sia il padre, in quali condizioni versi e chi lo assista. Presumibilmente, si trova in casa della sorella, casa nella quale, però, è impedito l’accesso al fratello. 

Detto questo, che già sarebbe parecchio, quella che sembra "solo" una faida famigliare, in realtà si amplia e diventa un caso penale per la presenza di due magistrati: la dottoressa Rossana Guareschi, a cui il capo della Procura di Milano Marcello Viola ha appena deciso di affiancare il procuratore aggiunto Letizia Mannella "trattandosi di delicato procedimento penale che necessita di solerte trattazione". 

Nel frattempo, la procura di Brescia, competente per territorio, lavora all’esposto denuncia dei due avvocati di Francesco Vitaloni, ossia Mario Marino e Carlo Taormina: l'esposto riguarda proprio la dottoressa Guareschi e il giudice istruttore Giovanni Rollero. Il quale, da presidente della sezione Tutele "avrebbe dovuto necessariamente disporre una consulenza tecnica medica con il solo scopo di verificare, in modo oggettivo, se Alberto Vitaloni fosse o meno in grado di intendere e volere".

I due avvocati sostengono che Alberto ha espresso il desiderio di vedere il figlio, desiderio che sarebbe stato espresso in una delle udienze del tribunale. Ma questo, è il ragionamento dei legali, gli è in qualche modo impedito. Perché? "L’unica risposta plausibile è che ad Alberto Vitaloni gli accertamenti clinici non arrecherebbero nessun danno, mentre ci sarebbero problemi seri solo per Susanna Vitaloni e i suoi famosi professionisti, ossia medici, avvocati, notai, manager, che fingono che Alberto Vitaloni stia bene, facendogli sottoscrivere atti di consiglio d’amministrazione che non comprende, facendogli firmare email scritte dai professionisti della figlia, insomma facendogli compiere ogni tipo di atto necessario a Susanna per mezzo di firme e sottoscrizioni varie, vergate flebilmente da mano tremolante e da soggetto totalmente incapace".

Non è ancora tutto. Al centro della contesa, infatti, ci sono anche alcune operazioni immobiliari: per esempio l’acquisto di due case e due posti auto in via Corridoni per la spesa di quasi cinque milioni di Euro, e quello di una villa con i terreni circostanti in provincia di Olbia per altri due milioni: Vitaloni, l'avrebbe "comprato e poi donato la nuda proprietà a Susanna, che nulla ha pagato". 

L’inchiesta potrebbe ridisegnare gli assetti di Unichips Finanziaria, la holding di controllo delle partecipazioni di cui Susanna Vitaloni, attualmente, è a capo. C’è anche un terzo fratello, Michele Vitaloni, che però è disabile: anche in questo caso Francesco dice che non sa dove si trovi, se a Milano o altrove. Anche su questo, è l’ipotesi di chi accusa, il personale incaricato di seguirlo potrebbe aver firmato, in fase di assunzione e pena sanzioni, giuramenti per il silenzio.

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