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Roma, torna il latte del sindaco

Il neo presidente della Centrale preoccupato per il futuro. E attacca la distribuzione

Grazie a investimenti per oltre 30 milioni realizzati in vent'anni da Parmalat (ora Lactalis), il comune di Roma si ritrova in mano, senza alcun merito, un gioiello industriale come la Centrale del Latte, incredibile epilogo di una vicenda durata 25 anni (vedi articolo EFA News del 2/8/2023). C'è un ricorso in Cassazione ancora pendente, ma intanto il Comune si è potuto riappropriare della società e ha nominato poche settimane fa il nuovo cda, alla cui presidenza è stato nominato Fabio Massimo Pallottini, l'attuale direttore generale del Centro Alimentare di Roma, la grande struttura erede degli storici magazzini generali della Capitale.

Il quale, dal tenore della sua dichiarazione in occasione delle iniziative al Villaggio Coldiretti a Roma, si mostra preoccupato: "Serve una politica regionale per contrastare la desertificazione industriale e avviare progetti strategici per la trasformazione del prodotto. È importante lottare affinché questo prodotto non diventi una commodity ma una realtà legata ai propri attori". 

Forse il neo-presidente deve essersi reso conto del futuro incerto che potrebbe attendere la Centrale. Sì, perchè il settore del latte non è che sia proprio in un momento florido. Sta affrontando una calo di consumi che sembra inarrestabile, con marginalità bassissime, a cui si aggiungono le continue tensioni con gli allevatori. I grandi gruppi - Lactalis, Newlat, Centrale del Latte d'Italia, Granarolo, Arborea - sono tutti di taglia superiore alla Centrale romana e resistono avendo puntato su aggregazioni, diversificazioni o spingendo sull'export. La Centrale di Roma, espunta dal più grande gruppo mondiale, novella Cenerentola, non ha sinergie, lavora in pratica su un monoprodotto e si ritrova confinata nel territorio ristretto della provincia romana.

Ma l'importante per Pallottini (che non esperienze in aziende private) è insistere nella retorica del "pubblico", e individuare il nemico contro cui combattere, perchè serve "rivalutare la qualità e la storia di questo prodotto, svilito molto spesso dalla grande distribuzione".

Secondo Pallottini i cittadini romani devono essere contenti di essersi riappropriati di questo asset, perchè "il consumo del latte fresco fa parte della storia di Roma e del Lazio nonché è uno dei pilastri dell’economia italiana. La Centrale del Latte è ritornata a far parte della comunità locale ed è vicina al mondo di chi produce e di chi consuma il latte". 

Che questo si traduca in una gestione efficiente e profittevole sarà tutto da dimostrare. Non vogliamo essere profeti di sventura, ma purtroppo i bilanci disastrosi delle municipalizzate romane controllate dal Comune raccontano un'altra storia. 

Non resta che sperare in un giudice (di Cassazione) a Roma.

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EFA News - European Food Agency
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