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Usa, Starbucks citata in giudizio per "false affermazioni"

National consumers league sostiene la provenienza "non etica" di parte dei prodotti

Starbucks è stata citata in giudizio per presunte false affermazioni "etiche". La causa è stata intentata dalla Ncl, la National consumers league, storica organizzazione di difesa dei consumatori negli Stati Uniti attiva dal 1899, presso la Corte Superiore del Distretto di Columbia. La Ncl sostiene che Starbucks sia "fuorviante" nel promuovere il suo tè e il suo caffè come "100% di provenienza etica". L'approvvigionamento da aziende in Kenya, Brasile e Guatemala, secondo l'associazione dei consumatori, non rispetterebbero i diritti umani. 

La causa sostiene che il marketing della società ingannerebbe i consumatori perché "non riesce a trasmettere l'approvvigionamento dilagante di caffè e tè da aziende agricole e cooperative che hanno una storia documentata di lavoro minorile, lavoro forzato, molestie sessuali e aggressione e altri abusi dei diritti umani". 

"Su ogni borsa di caffè e scatola di K-tazze sugli scaffali dei negozi Starbucks sta dicendo ai consumatori una bugia -tuona Sally Greenberg, amministratore delegato della National Consumers League-. I fatti sono chiari: ci sono significativi diritti umani e abusi del lavoro in tutta la catena di fornitura di Starbucks, e i consumatori hanno il diritto di sapere esattamente quello che stanno pagando". 

A sostegno delle sue tesi, l'associazione dei consumatori porta alcune prove documentali. Come quella relativa a fatti del 2022 quando un procuratore di un tribunale del lavoro brasiliano ha presentato una denuncia contro il più grande fornitore brasiliano di Starbucks, citando condizioni di lavoro analoghe alla schiavitù, tra cui il traffico illegale di oltre 30 lavoratori migranti. In una perquisizione al collettivo Cooxupé, aggiunge Ncl, che rappresenta il 40% della fornitura di caffè brasiliano di Starbucks e ha ricevuto la certificazione "C.A.F.E. Practices" (Coffee and farmer equity Practices, ossia lo standard di verifica di cui si è dotata Starbucks), gli investigatori hanno scoperto che i lavoratori vengono impiegati per troppe ore "e portano sulla schiena sacchi di caffè che pesano più di 45 chili". 

Il fallimento dell'azienda dei fast cafè "nell'adottare riforme significative per le sue pratiche di approvvigionamento di caffè e tè -si legge nel reclamo della Ncl- a fronte di queste critiche e abusi del lavoro documentati sulle sue fattorie di origine è del tutto incoerente rispetto alla normale comprensione di un consumatore 'ragionevole' su ciò che significa essere 'impegnati al 100% in un approvvigionamento etico. Allo stesso modo, l'incapacità di Starbucks di rivelare ai consumatori l'inaffidabilità di questi programmi di certificazione come garanzia di approvvigionamento etico sono omissioni fuorvianti rispetto al processo decisionale di un consumatore ragionevole".

Per proteggere i consumatori che "potrebbero inconsapevolmente acquistare caffè o tè di provenienza non etica", la National consumers league chiede un'ordinanza che ingiunga a Starbucks di apportare correttivi alle sue campagne pubblicitarie. "Per rendere giustizia alle sue dichiarazioni ai consumatori -sottolinea la Ncl-, Starbucks dovrebbe riformare significativamente le sue pratiche di approvvigionamento e monitoraggio in modo da garantire che i lavoratori delle aziende agricole e delle cooperative che forniscono i suoi prodotti di caffè e tè siano trattati in modo equo e conforme alla legge". 

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EFA News - European Food Agency
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