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CLARA MOSCHINI

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Aglio sardo entra per la prima volta nella banca dati biodiversità

E' tra le varietà autoctone coltivate sin dai tempi antichi e adattate a clima, territorio e suolo

L'aglio sardo entra nel Repertorio regionale dell'agrobiodiversità. Si tratta della banca dati online che raccoglie le varietà autoctone, coltivate sin dai tempi antichi adattate al clima, territorio e suolo. L'iter per il riconoscimento di questa risorsa genetica a rischio di estinzione ha preso avvio dalla richiesta presentata da un'imprenditrice agricola di Assemini, Silvia Mandas, con il supporto delle agenzie regionali Agris e Laore.
 
"Nei terreni di Decimomannu la mia famiglia ha coltivato per diversi decenni l'aglio -spiega Mandas-. Lo chiamavano aglino per via degli spicchi piccoli: io ho recuperato i semi e li ho consegnati ad Agris che per un anno li ha ripiantati e studiati". Sfumature rosa, un sapore persistente e aromatico, gli spicchi di piccole dimensioni sono le caratteristiche principali. "L'aglio sardo è chiamato comunemente Allu, nome scientifico Allium sardorum -precisa Paola Ugas, funzionaria tecnica di Laore-. Adesso è stato inserito nel portale www.biodiversitàsardegna.it, dove al momento sono registrate 136 risorse vegetali e 12 animali".

"L'agenzia -aggiunge Anna Barbara Pisanu, ricercatrice di Agris- si è occupata della caratterizzazione morfo fenotipica e tecnica dell'aglio coltivandolo ex situ, cioè nelle sue aziende sperimentali e ponendolo a confronto con la medesima coltivazione effettuata in situ, cioè nell'azienda agricola dell'imprenditrice". Laore, invece, ha curato la raccolta dei documenti e delle interviste sul territorio a anziani e coltivatori locali: dal materiale è emerso che l'aglio sardo viene coltivato nel territorio da oltre 25 anni, termine minimo richiesto per l'iscrizione. 

"Ora -prosegue Ugas- bisogna creare le condizioni per costruire la filiera. Al momento l'attenzione è sui campi attorno a Assemini, Sestu e Decimomannu, particolarmente vocati alla coltivazione dell'aglio. L'imprenditrice ha creato un'opportunità di valorizzazione di questa coltura, per sé e per le aziende agricole che decideranno di coltivarla e trasformarla nei preziosi piatti della nostra vasta tradizione gastronomica o in preparazioni innovative anche dal punto di vista curativo grazie alle sue proprietà antinfiammatorie e antibatteriche".




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EFA News - European Food Agency
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