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Pausa pranzo, nel Nord Est si spende di più

Lo dice un'indagine: l'intervallo costa 16,10 euro mentre nel resto d'Italia la media è 15 euro

La pausa pranzo fuori ufficio più cara in Italia è al Nord Est. Lo confermano i dati della ricerca condotta da BVA Doxa per Pluxee Italia, società che si occupa di benefit e il coinvolgimento dei dipendenti. Ebbene secondo la ricerca, il prezzo medio per consumare un pasto completo in pausa pranzo fuori ufficio per i dipendenti al Nord Est oggi si aggira attorno a 16,10 Euro, rispetto a una media italiana, già alta e in considerevole aumento rispetto al periodo pre-pandemico: parliamo di 15 Euro, cifra in rialzo dell'8%, secondo le stime dell’Osservatorio Nazionale Federconsumatori.

In questo contesto, i buoni pasto, tra i benefit aziendali più apprezzati da imprese e lavoratori, diventano uno strumento ancor più necessario per aumentare il potere di acquisto dei dipendenti, garantendo loro una pausa pranzo varia ed equilibrata: usufruendo dei vantaggi posti dall’attuale normativa, le aziende già oggi, infatti, possono innalzare il valore facciale dei buoni pasto, in formato digitale, fino a 8 Euro. 

L'innalzamento è 100% deducibile per le aziende ed esentasse: soprattutto, consentirebbe di ridurre la disparità attuale tra il valore facciale medio dei buoni pasto erogati -valore che, secondo i dati interni di Pluxee Italia, oggi si aggira attorno a 6,50 Euro nell’area geografica del Nord Est Italia, leggermente al di sopra dei 6 Euro della media nazionale- e il reale costo della pausa pranzo fuori ufficio.

Secondo i dati della ricerca, l’80% delle consumazioni a livello nazionale durante la pausa pranzo fuori ufficio avviene in locali come bar e ristoranti, con costi che variano notevolmente a seconda dell’area geografica: nel Nord Est, la spesa media per questa tipologia di consumazioni è di circa 8,30 Euro per un panino o una piadina o un toast con bevanda e caffè. Il prezzo però arriva a 16,10 Euro per un menù completo: per un primo piatto si spendono in media 10,20 Euro, mentre per un secondo 12 Euro circa.

Questi dati si discostano notevolmente dalla media italiana, che invece si aggira attorno a 8,10 Euro per un pasto leggero (panino o piadina o toast con bevanda e caffè inclusi) raggiungendo 15 Euro per un menù completo. La media nazionale, inoltre, è di 9,80 Euro e 11,60 Euro per quanto riguarda, rispettivamente, la consumazione di un primo e secondo piatto.

Le consumazioni da asporto, che costituiscono il 20% sul totale delle pause pranzo fuori ufficio degli italiani, risultano leggermente più contenute: al Nord Est in media si spendono 6 Euro per un panino o piadina o toast (escluse bevande), 8 Euro per un primo piatto e circa 10 Euro per un secondo piatto. Anche in questo caso, le cifre emerse risultano più alte della media italiana che riporta 7,40 Euro per un primo piatto e 9,30 Euro per un secondo), fatta eccezione per il pasto composto da panino o piadina o toast, che si aggira ugualmente attorno a 6 Euro.

“Le imprese hanno l’opportunità di rivedere e potenziare il valore dei buoni pasto, in un contesto di inflazione crescente e costi in aumento per la pausa pranzo -spiega Anna Maria Mazzini, chief growth officer di Pluxee Italia-. Questa revisione non solo si adatta alla situazione economica attuale, ma offre anche la possibilità di sfruttare appieno le esenzioni fiscali italiane. Le aziende possono infatti erogare buoni pasto in formato digitale fino a 8 Euro, totalmente esentasse per aziende e dipendenti". 

"Un passo strategico -aggiunge Mazzini- che, oltre a fornire un supporto finanziario ai lavoratori, sottolinea l'impegno dell'azienda nel promuovere il benessere dei collaboratori. Se da un lato, da parte delle aziende stesse, registriamo una presa di coscienza su queste tematiche, dall’altro c’è ancora molto lavoro da fare per far conoscere le potenzialità degli strumenti di welfare aziendale in Italia: il 63% dei lavoratori e circa il 25% delle aziende ammettono di averne scarsa conoscenza. Questo fattore rappresenta senz’altro una sfida, in particolare per le pmi, di cui molte localizzate proprio nel Nord Est”.

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EFA News - European Food Agency
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