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La crisi di Suez costa oltre 6 miliardi all'export agroalimentare italiano

Ismea: in pericolo il 10% delle ssportazioni verso l’Asia, soprattutto per vino, pasta e frutta

La crisi di Suez costa oltre 6 miliardi di Euro all’export italiano. Lo dicono le ultime stime diffuse da Ismea, secondo cui è in pericolo il 10% dell’export agroalimentare made in Italy verso l’Asia, soprattutto per prodotti come vino, pasta e frutta. In dieci anni, sottolinea Ismea, il valore delle esportazioni italiane verso i mercati asiatici era riuscito a mettere a segno una crescita del 128%. Adesso arriva la frenata improvvisa. 

Sono i dati contenuti nel report Ismea “Gli scambi agroalimentari italiani con l’Asia e la crisi del canale di Suez”, secondo cui l’Italia è in quinta posizione tra i principali paesi esportatori di prodotti agricoli e alimentari verso l’Asia, dopo Paesi Bassi, Francia, Spagna e Germania. Uno scenario che si inserisce in un flusso di scambi in evoluzione, dove le importazioni da parte dell’Asia sono passate in dieci anni dal 30,4% del 2013 al 35,7% del 2022.

Tra la fine del 2023 e gennaio 2024, spiega il report, sono crollati i transiti marittimi dal Canale di Suez con i cambi di rotta che hanno costretto alla circumnavigazione dell’Africa, comportando un incremento dei costi di trasporto nell’ordine del 40% e un allungamento dei tempi di percorrenza di 7-10 giorni.

Uno scenario, si legge nel report, "che rischia di incidere doppiamente sui mercati: parte dei prodotti destinati ai Paesi asiatici, in particolare quelli più deperibili, potrebbero, infatti, confluire nei tradizionali sbocchi europei dove si configurano possibili rischi di surplus e di riduzione dei prezzi. 

Lo studio Ismea mette in evidenza che "il commercio agroalimentare risulta esposto alla crisi non solo nelle esportazioni ma anche nelle importazioni di materie prime e semilavorati, la cui potenziale contrazione potrebbe generare un rallentamento della produzione dell’industria alimentare nazionale, e non solo, incidendo sulle catene globali del valore".

I principali prodotti esportati in Asia, sottolinea il report, sono tutti i campioni del made in Italy, con una forte incidenza dei vini, che muovono un fatturato di 446 milioni di Euro relativamente ai soli fermi in bottiglia pari all’8,5% dell’export totale di categoria, e di 119 milioni di Euro per gli spumanti (5,6%). La pasta, con 332 milioni di Euro nel 2022, raggiungono in Asia una quota dell’11,9% dell’export totale del comparto; seguono pomodoro trasformato (230 milioni, con il 9,4% di quota) e formaggi (258 milioni; 7,2%).
Riguardo alla frutta, i prodotti più venduti sono mele (181 milioni; 21% dell’export complessivo) e kiwi (60 milioni; 12% del totale).

Con riferimento alle importazioni, gli acquisti nazionali dall’Asia hanno generato una spesa di 4,9 miliardi di Euro nel 2022: i principali prodotti importati sono oli di palma, caffè e molluschi. Ne deriva un surplus della bilancia commerciale italiana nei rapporti di scambio con l’Asia di 1,2 miliardi di Euro. Primo cliente dell’area è il Giappone con 1,75 miliardi di Euro di acquisti agroalimentari dall’Italia: dietro, con valori nettamente inferiori, ci sono Cina, Corea del Sud e Arabia Saudita.

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EFA News - European Food Agency
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