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C'è un rapporto tra bevande zuccherate e problemi al cuore?

Studio americano: zucchero o dolcificanti aumenterebbero del 20% il rischio di ritmo cardiaco irregolare

Le bevande zuccherate potrebbero far male al cuore? E' quanto emerge da uno studio pubblicato questa settimana sulla rivista dell'American Heart Association che collega le bevande zuccherate al ritmo cardiaco irregolare. La ricerca, pubblicata nella sezione "Circulation: arrhythmia and electrophysiology", riscontra un rischio del 20% più elevato di ritmo cardiaco irregolare, noto come fibrillazione atriale, tra gli adulti che consumano due litri o più di bevande dolcificate artificialmente alla settimana. Non solo: identifica un aumento del rischio del 10% tra quanti dichiarano di bere due litri o più alla settimana di bevande zuccherate.

Dallo studio emerge che il consumo di un litro o meno alla settimana di succo puro e non zuccherato, come quello d'arancia o di verdura, è associato a un rischio minore di fibrillazione atriale (AFib). I ricercatori hanno esaminato i dati della Biobanca del Regno Unito, ricavati da questionari sulla dieta, e hanno preso in esame dati genetici relativi a oltre 200.000 adulti che non soffrivano di fibrillazione atriale al momento dell'iscrizione alla Biobanca. Durante il periodo di follow-up di quasi dieci anni, i partecipanti hanno registrato 9.362 casi di fibrillazione atriale.

Lo studio è tra i primi a valutare un possibile legame tra bevande zuccherate o dolcificate artificialmente e fibrillazione atriale. Questa condizione, in cui il cuore batte in modo irregolare, aumenta di cinque volte il rischio di ictus. L'analisi ha rilevato che il rischio di fibrillazione atriale rimane elevato con il consumo di oltre due litri di bevande zuccherate alla settimana, indipendentemente dalla predisposizione genetica.

"Sebbene i meccanismi che collegano le bevande zuccherate al rischio di fibrillazione atriale non siano ancora chiari, esistono diverse possibili spiegazioni, tra cui la resistenza all'insulina e la risposta dell'organismo ai diversi dolcificanti -spiega l'autore dello studio, Ningjian Wang, ricercatore presso lo Shanghai Ninth People's Hospital e la Shanghai Jiao Tong University School of Medicine di Shanghai, in Cina-. Nonostante questo, però, non si può ancora concludere definitivamente che una bevanda rappresenti un rischio maggiore per la salute rispetto a un'altra a causa della complessità delle diete dei consumatori".

Lo studio, in sostanza, non può dimostrare il nesso di causalità tra il consumo di alcuni tipi di bevande e il rischio di fibrillazione atriale, in quanto si basa sul fatto che i partecipanti testimoniano qualcosa che ricordano in base alla propria dieta: dunque, non qualcosa di "assolutamente" scientifico, ma qualcosa che rimane soggetto a errori di memoria o a distorsioni. Inoltre, sottolineano i ricercatori, non è noto se le bevande zuccherate o dolcificate artificialmente contengano caffeina e questo è un altro dato fondamentale da analizzare sempre.

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EFA News - European Food Agency
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