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Macfrut 2024: i programmi di breeding dell'Università di Catania

Al simposio mondiale sull’uva da tavola una ricerca sulle nuove varietà apirene

La Sicilia, insieme alla Puglia, è uno dei territori più dinamici nella produzione e ricerca sull’uva da tavola. Dal 2010 i ricercatori dell’Università di Catania sono impegnati in programmi di breeding con lo scopo di ottenere varietà apirene, innovative, costituite nel territorio e per il territorio. Un percorso nel segno dell’innovazione che sarà presentato da Alessandra Gentile dell’Università di Catania (Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente) nel Simposio mondiale sull’uva da tavola in programma mercoledì 8 maggio al Macfrut Table Grape Symposium. La docente ha condotto la ricerca insieme a Elisabetta Nicolosi sempre dell’ateneo catanese. 

“La Sicilia è una delle grandi aree vocate per la coltivazione dell’uva da tavola e i distretti produttivi siciliani più importanti si trovano nella zona centro meridionale, nell’agrigentino nel territorio di Canicattì, e nel comprensorio di Mazzarrone e Licodia Eubea in provincia di Catania e in altri comuni della provincia di Ragusa", spiegano Gentile e Nicolosi. "La competitività del comparto così come per tutte le specie frutticole, è strettamente connessa all’innovazione varietale che è alla base del successo commerciale registrato in altri distretti produttivi internazionali. Oggi i programmi di miglioramento genetico dell’uva da tavola sono in continua evoluzione e orientati principalmente alla costituzione di uve apirene, ma anche alla costituzione di uve con caratteristiche qualitative importanti, tra tutte la maggiore consistenza della bacca, che deve essere soda e croccante, la ricerca di nuovi sapori, dal fruttato al foxy al tropicale all’esotico, l’elevata resistenza ai trasporti e, ancora, non meno importanti, le caratteristiche della pianta, che deve essere di facile gestione agronomica e resistente alle principali malattie quali oidio, peronospora e botrite”.

L’importanza del radicamento nel territorio nei programmi di innovazione varietale. “Purtroppo, spesso, le nuove uve apirene proposte dai vari enti costitutori, spesso stranieri, non confermano le attese degli agricoltori italiani che, tra l’altro, si imbarcano in grossi investimenti economici, sia per difficoltà di acclimatamento sia perché necessitano di particolari cure colturali e quindi necessitano di una gestione differente da quella tradizionale", proseguono le due studiose dell'Università di Catania. "Appare perciò evidente come programmi di miglioramento genetico radicati in uno specifico territorio viticolo che tengano conto delle peculiarità non solo pedo-climatiche, ma anche della tradizione colturale e delle specifiche attese degli agricoltori, possono risultare di gran lunga più efficienti per il rinnovamento varietale del territorio stesso”. In questo scenario si inseriscono parte delle attività avviate dall’Università di Catania, tramite il Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente, in sinergia con le imprese viticole del territorio di Mazzarrone, per l’attuazione di programmi di breeding.

“Questi progetti hanno consentito di selezionare nuove varietà dotate di caratteristiche di particolare pregio. Per l’ottenimento di nuovi genotipi sono state utilizzate 16 cultivar, apirene e con seme (Italia, Crimson, Sublima, Sugraone, Italia 2, Moscato d’Amburgo, Summer Royal, Victoria, Luisa, Black Magic, Pink Muscat, Sophia, Early Gold, Midnight Beauty, Melissa, Superior), particolarmente importanti da un punto di vista economico e molto diffuse nel territorio nazionale e siciliano. Per l’attività di breeding è stata utilizzata la classica tecnica di incrocio controllato affiancata dall’utilizzo della tecnica dell’embryo rescue. Altro strumento essenziale è stato l’utilizzo della selezione assistita da marcatori, che ha permesso di selezionare precocemente gli ibridi caratterizzati da apirenia. Complessivamente, tra ibridi con seme di diversa consistenza e ibridi apireni, sono state ottenute 1200 piante, sottoposte negli anni a successive valutazioni in campo. Tra i genotipi complessivamente valutati ne sono stati selezionati una trentina con caratteristiche di rilievo per croccantezza, sapore, dimensione e forma degli acini, colore della buccia e forma del grappolo. Le innovazioni prodotte, seppur già sottoposte ad attente valutazioni in campo, necessitano di ulteriori valutazioni in ambienti pedoclimatici diversi di coltivazione e a condizioni agronomiche differenziate, per meglio valutare la loro risposta produttiva. Sette genotipi ritenuti particolarmente interessanti sono stati iscritti al Cpvo (Ufficio Comunitario delle Varietà Vegetali)”, concludono Gentile e Nicolosi.

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EFA News - European Food Agency
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