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Il futuro della grappa dopo la riforma delle IG

Il decreto che riconosce i consorzi delle bevande spiritose è un nuovo punto di partenza

Se n'è discusso a Vinitaly, a un convegno di Assodistil, alla presenza di politici e operatori del settore

“Il Rinascimento della Grappa”. Così si può riassumere l’evento dedicato alle opportunità di rilancio del distillato italiano per eccellenza che si è tenuto oggi presso il Palaexpo Padiglione Masaf in occasione della 56° edizione di Vinitaly. Grazie alla riforma delle IG e al recente Decreto sul riconoscimento dei consorzi di tutela delle bevande spiritose, queste ultime possono usufruire delle stesse prerogative di cui godono i vini e gli altri prodotti alimentari ad IG soprattutto per le possibilità di affrontare i mercati esteri, da sempre di grande interesse per le acquaviti nazionali e la Grappa IG in particolare, usufruendo della tutela e della promozione che solo un Consorzio riconosciuto può garantire.

“Il regolamento sulle Indicazioni Geografiche IG relative a vini, bevande spiritose non può rappresentare un punto di arrivo”, sottolinea l’europarlamentare Paolo De Castro. “Deve invece diventare la piattaforma da cui partire per dare slancio a una nuova fase di sviluppo delle filiere a Indicazione Geografica, ormai passate dall’essere una questione di pochi Stati membri al rappresentare un vero patrimonio economico e politico, oltre che culturale e sociale a livello europeo, di cui territori e regioni sono senza dubbio protagonisti. Esistono potenziali di crescita enormi per le produzioni di qualità e – per cogliere queste opportunità – ora il testimone passa nelle mani dei produttori e delle filiere, che dovranno sfruttare al meglio quanto tracciato con questo Regolamento”.
 
“Con il Regolamento Europeo del 2008 sono stati finalmente introdotti aspetti qualitativi e produttivi, e in particolare è stato riconosciuto lo status di Indicazione Geografica per alcune bevande spiritose di particolare origine”, dichiara da parte sua Cesare Mazzetti, presidente del Comitato Acquaviti e Liquori di AssoDistil. “L’Italia ha avuto questo riconoscimento per ben 37 prodotti, tra i quali 10 sono rappresentati da Grappa e dalle Grappe regionali. Per la Grappa l’evoluzione normativa è stata accompagnata da una interessante evoluzione delle associazioni di imprenditori".

La Grappa, tra i simboli del patrimonio agroalimentare italiano, ha una lunga storia ricca di tradizione e di passione. “La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto che detta le regole per il riconoscimento dei Consorzi è un importante traguardo che valorizza la nostra acquavite di bandiera ed è anche un nuovo punto di partenza che ci aiuterà a renderla sempre più presente all’estero, promuovendo l’autentica tradizione del beverage alcolico “made in Italy”, rimarca Nuccio Caffo, presidente Consorzio Nazionale Grappa.
 
Ed è proprio attraverso l’unità del settore che è possibile dare nuova forza alla crescita di mercato della grappa. Secondo i dati elaborati da Nomisma, a causa della negativa congiuntura economica globale che ha comportato un rallentamento dei consumi in molti settori, il 2023 è stato un anno complicato anche per il distillato simbolo d’Italia dopo gli ottimi risultati raggiunti nel 2022. Ciò nonostante, nel 2023 le vendite di grappa hanno registrato rispetto all’anno precedente un +1,1% in valore e un +0,4% in volume, cui si accompagna una crescita complessiva dei prezzi pari allo 0,7%. Considerando le esportazioni verso i principali mercati esteri, si sono registrate contrazioni rispetto al 2022 pari al -9% in valore e -8% in volume, in particolare, in Germania, mercato di riferimento per l’export della Grappa. Di contro, nel prossimo futuro si attende un lieve rimbalzo del mercato della Grappa sia per i consumi interni sia per l’export estero con previsioni di consumo trainate da Canada e USA: per cogliere queste opportunità sarà fondamentale il ruolo che il Consorzio nazionale di tutela della Grappa IG svolgerà nei prossimi mesi.

La Grappa inoltre costituisce un unicum nel panorama internazionale collocandosi al vertice delle produzioni che possono, a ragion veduta, definirsi realmente sostenibili grazie alla valorizzazione delle vinacce ottenute dalla produzione del vino “Nel suo complesso, il settore distillatorio nazionale trasforma, valorizzandole, oltre 1,3 milioni di tonnellate di materie prime di origine agricola. Inoltre, le distillerie, grazie alla reale applicazione di processi circolari, garantiscono consumi energetici ridotti con largo uso di energia rinnovabile autoprodotta, (più dei 2/3 dei consumi totali), e un utilizzo di materie prime (vinacce e fecce di vino) che altrimenti diventerebbero scarti con conseguente risparmio di emissioni di gas clima-alteranti superiori a mezzo milione di tonnellate annue”, sottolinea Sandro Cobror, direttore di AssoDistil.

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EFA News - European Food Agency
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