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Cibo sostenibile. Causapruno (xFarm): "Innovazione parte dal basso"

Intervista esclusiva, in vista del convegno promosso da Dss+ (Bologna, 20 maggio 2024)

Esiste davvero un cibo buono per il palato, per la salute umana e anche per l'ambiente? Di sicuro c'è un mondo che sta marciando deciso in questa direzione. Si tratta di un processo non facile in cui si intersecano una pluralità di soggetti: produttori, stakeholders, scienziati, innovatori tecnologici. Il primo macro-fattore con cui bisogna fare i conti è il cambiamento climatico ma in realtà il fenomeno è molto ampio. Di tutto questo, si parlerà al convegno "Resilienza Agroalimentare come costruire la strada verso il cibo perfetto" (Bologna, 20 maggio 2024, ore 09:30-16:00), promosso da Dss+. Un'anticipazione dei contenuti della tavola rotonda è stata offerta in esclusiva ad EFA News da Giovanni Causapruno, responsabile B2B di xFarm.

La partecipazione al convegno è gratuita. Necessaria l'iscrizione a questo link.

xFarm lavora per la digitalizzazione dell'agricoltura: a che punto siamo nella transizione digitale in questo settore nel nostro Paese?

Stando ai report dell'Osservatorio Smart Agrifood, oggi in Italia siamo intorno al 15% di digitalizzazione nel mondo dell'agricoltura. Ciò significa che, all'incirca un'azienda su sette è digitalizzata. Sono numeri in forte crescita: appena due anni fa eravamo al 10%, quindi siamo di fronte ad un'accelerazione, in ogni caso, c'è ancora tanto da fare, è un settore in cui si può crescere tanto. Parte fondamentale di questa crescita è rappresentata dall'inclusione di tutte le aziende agricole più piccole, che probabilmente non hanno accesso diretto alle tecnologie digitali e che, per l'appunto, devono essere accompagnate dalla filiera all'interno di questo percorso di trasformazione digitale.

Il cambiamento climatico può rappresentare davvero un rischio per l'approvvigionamento alimentare?

Questo è un tema molto attuale, che va assolutamente gestito. Abbiamo visto cosa è successo l'anno scorso in Emilia-Romagna, dove l'alluvione ha arrecato danni ai raccolti di frutta e di grano. Eventi climatici improvvisi stanno portando gravi rischi all'approvvigionamento alimentare. Quello che vediamo, anche a livello più ampio, è che le colture stanno cambiando latitudine, come, ad esempio, l'olivicoltura, che si sposta sempre più verso il Nord Europa, ovvero verso zone che stanno diventando più temperate. In generale, quindi, sta cambiando l'ecosistema di produzione agricola nel mondo. Alla luce di ciò, è sempre più importante riuscire ad avere gli strumenti, le attrezzature e la metodologia idonee per produrre anche nelle zone dove si riscontrano rischi climatici, come, ad esempio, la Spagna, dove quest'anno la siccità ha messo a rischio tantissimi ettari di varie colture.

Quali sono le parole chiave di questo cambiamento?

Ritengo che il concetto principale di digitalizzazione in agricoltura sia quello di raccogliere informazioni basate sui dati disponibili, quindi non semplicemente su un "sentiment" o su un "si è sempre fatto così". Piuttosto bisogna effettivamente utilizzare il dato reale della stagione per prendere una decisione. Un esempio classico è quello dell'irrigazione: se noi guardiamo quanta acqua si utilizza oggi per irrigare determinate colture, è chiaro che se ne utilizza più del necessario: per il caffè in Brasile, ad esempio, due volte più di quanta ne serva e questo è il risultato di un progetto che abbiamo fatto negli anni scorsi. Prendere decisioni partendo da dati primari che ci permettono di utilizzare meno acqua diventa fondamentale proprio per accompagnarci all'interno di questo cambiamento climatico e sviluppare delle nuove strategie. Quindi, se vogliamo utilizzare delle parole chiave per il cambiamento sicuramente la prima è quella dei dati. La seconda espressione è quella che in gergo tecnico viene chiamata "Decision support system": parliamo dei sistemi di supporto alle decisioni, che, per l'appunto, permettono all'azienda agricola di prendere decisioni basate su dati e offrono consigli su che cosa andare ad effettuare sul campo.

Questa spinta all'innovazione può venire "dal basso"? I consumatori possono avere un ruolo?

La spinta viene dai consumatori, nel senso che, quando le più importanti aziende e food company prendono la decisione (come, ad esempio, le scelte che hanno fatto grandi Nestlè o Unilever) di transitare buona parte del loro approvvigionamento a materie che provengono da agricoltura rigenerativa, dietro tutto ciò c'è il rispetto della volontà dei consumatori di procurarsi del cibo sempre più sostenibile. E' una sorta di macro-trend: c'è una maggiore attenzione all'ambiente da parte delle nuove generazioni e, di conseguenza, una maggiore attenzione verso il consumo di prodotti fatti con materie prime più sostenibili. Penso che alla fine, in qualche modo, magari non esplicitamente, la spinta arrivi dai consumatori e poi, tramite le filiere risalga fino ad arrivare alle aziende agricole. È vero, comunque, anche l'opposto: le aziende agricole più lungimiranti capiscono che il loro asset principale è effettivamente la terra sulla quale lavorano, quindi sono sempre più attente a valorizzare questa terra, per renderla il più efficiente possibile affinché possa continuare a produrre e a mantenersi in salute per i prossimi decenni.

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EFA News - European Food Agency
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