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CLARA MOSCHINI

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Lago di Garda, dove i pescatori sono costretti a cambiar mestiere

Crollo del settore fino al -90%; preoccupa in modo particolare la sparizione dei coregoni

Il Lago di Garda deve vedersela con un'emergenza: è diventato ormai quasi impossibile pescare. Alcune specie ittiche, per giunta, sono ormai date per estinte. Così emerge dalle dichiarazioni degli operatori del settore. "Non si pesca nulla questa stagione", conferma Simone Bocchio, quarta generazione di una famiglia di pescatori. "Per noi non c'è futuro".

Da anni, non si pescano più le arborelle, così come sembrano spariti i persici e le sardine (-70%), con una riduzione del pescato del 90%. Al contempo sono stati vietati il carpione e l'anguilla, mentre è stata sospesa la semina del coregone. "Avanti di questo passo non c’è futuro e non è escluso che a fine anno, anche io, come molti altri dei miei colleghi, decida di cambiare lavoro. Ormai continuare così non conviene più", aggiunge Bocchio. Tra tutte le insidie di questa stagione, la sospensione del coregone è stata probabilmente la più impattante: un tempo per questa specie si contavano 35 pescatori sulla sponda bresciana del lago e circa 60 lungo la sponda veronese. "Si trova ormai poco o nulla", dice ancora. "Nei primi sei mesi di questo anno il pescato dai miei dati personali è diminuito del 90%. Quello che fa più impressione rispetto al passato è che a volte si tirano in barca reti completamente vuote. Sono in contatto periodico con i colleghi e, chi più chi meno, lamentano le stesse cose. Una decina di noi ha già abbandonato la professione della pesca trovandosi un altro lavoro, negli alberghi e nei ristoranti".

Gli ultimi coregoni sono stati avvistati lo scorso aprile. Al momento, l'unica iniziativa possibile per uscire fuori dal tunnel dovrebbe essere una riunione convocata a Manerba per agosto: in quell'occasione, "faremo il punto non solo sul coregone ma sul futuro stesso della pesca", conclude Bocchio.

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EFA News - European Food Agency
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