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Green Oleo: volumi alti e mercato estero alla base della solidità

Il presidente e ad Beatrice Buzzella commenta gli ottimi risultati del I semestre

Il grande asso nella manica per Green Oleo è nell'aver tenuto alti i volumi. Reduce da un primo semestre eccellente, con ricavi in crescita a due cifre (leggi notizia EFA News), il gruppo ha tratto giovamento da un quadro internazionale segnato da emergenze e da una generalizzata eccezionalità geopolitica. Non è tutto: Green Oleo ha potuto sfruttare la sua capacità - pressoché unica in Italia - di raffinare l'olio d'oliva a fini non alimentari, laddove la maggior parte delle aziende dello stesso ambito, puntano essenzialmente sull'olio di palma.

Beatrice Buzzella, presidente e amministratore delegato di Green Oleo, che lei stessa guida assieme al fratello Francesco Buzzella, ha illustrato a EFA News, i dettagli della propria fortuna aziendale.

Presidente Buzzella, cosa vi ha avvantaggiato di più a cavallo tra 2023 e 2024?

Sicuramente l'aver tenuto così tanto alti volumi. Nel 2022, il settore chimico aveva giovato di una domanda molto forte, che però nel 2023 ha subito un forte arresto. Nel nostro settore i volumi sono fondamentali, solo così si riesce a fare efficienza produttiva. La saturazione è uno dei punti di forza più importanti di questa tipologia di impianti che, anziché il petrolio, raffinano scarti vegetali. Sicuramente siamo stati avvantaggiati, nei primissimi mesi anche dal blocco del Canale di Suez. I nostri concorrenti lavorano prevalentemente l'olio di palma, quindi, non sono riusciti ad approvvigionarsi dall'Oriente (Malesia e Indonesia, in particolare, ricche di piantagioni di olio di palma). La nostra azienda ha la caratteristica di approvvigionarsi nel Mediterraneo o in Europa, quindi ha potuto incentivare i volumi, con un mix di prodotto a favore della linea esteri.

Recentemente avete ottenuto il riconoscimento come società benefit: ci può parlare di questo aspetto?

Eravamo Esg, ben prima che diventasse una moda. E' come se ci fossimo trovati direttamente dentro il Green Deal, ben prima che tutta la normativa europea iniziasse ad andare in questa direzione. Proprio grazie all'utilizzo di scarti delle aziende alimentari, diventare società benefit è stato semplicemente come mettere nero su bianco questa nostra caratteristica anche nello statuto .I professionisti che ci hanno seguito in questo percorso ci hanno detto: "Voi avete già tutto, per voi diventare Esg non comporta alcun cambiamento concreto". Come famiglia, abbiamo acquistato l'azienda nel 2012, ma essa risale al 1923, quasi a sottolineare che la stessa economia circolare è antica, al pari delle vecchie ricette dei nonni che vengono rispolverate dai grandi chef. Green Oleo è quindi un'azienda "antica", che è stata rivalutata e rivista sotto quest'ottica diversa, secondo l'attuale tendenza mondiale a rispettare maggiormente l'ambiente.

Vi ritenete dei pionieri nella raffinazione da fonti vegetali?

Pionieri non è esatto, diciamo che ci abbiamo visto lungo, abbiamo avuto intuito. Il nostro vero pregio è stato buttarci in questo settore quando non era ancora di moda. Più del 90% dell'oleochimica si fonda proprio sull'olio di palma. Noi siamo una nicchia dell'oleochimica, in quanto utilizziamo le olive. Tra le nostre materie prime, ci sono gli oli acidi che sono frutto di un processo di fabbricazione dell'olio d'oliva, quindi l'olio da conserva, quello che si trova nel tonno che compriamo ai supermercati. Durante il processo produttivo, la parte di scarto è quella acida perché l'olio non può essere venduto se ha un'acidità superiore all'1%, quindi l'acidità viene ridotta e noi compriamo quella parte. Acquistiamo anche lo scarto della lavorazione della carne, ovvero quelle parti grasse che le macellerie escludono. Compriamo anche gli oli acidi di soia, i semi misti, quindi tutte le nostre materie prime sono di questa tipologia: naturali, da fonti rinnovabili. Però Green Oleo si differenzia dalle altre aziende proprio per il suo utilizzo dell'oliva, materia prima abbastanza critica: durante la lavorazione ci vuole esperienza, in quanto vengono prodotti degli scarti che da altre materie prime non si ottengono.

Dove si collocano i vostri mercati più fiorenti?

Il 60% dei nostri clienti sono all'estero. Un 10% si trova tra Asia e America, il resto è in Europa. In Italia vendiamo il 40%. Siamo sempre stati un'azienda per natura abbastanza focalizzata sull'estero. Va tenuto presente che abbiamo acquisito Green Oleo da una multinazionale, prima di noi erano venute aziende come la Unilever. Abbiamo proseguito in questa direzione, anche perché essere focalizzate soltanto sull'Italia sarebbe rischioso: un'azienda chimica deve avere anche una vocazione estera. Nel nostro settore, i processi sono lenti, noi ci siamo quotati l'anno scorso ma ora stiamo lavorando per strutturarci e diventare ancor più forti.

Galleria fotografica Nuovo magazzino Green Oleo Stabilimento Green Oleo
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EFA News - European Food Agency
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