Tonno in scatola: volumi in assestamento nel 2024
Canale Out-of-Home vale 1.650 mln euro (+1,5% su base annua) e pesa per il 6%

È presente sulle tavole di 6 italiani su 10 almeno una volta alla settimana (59.9%) e oltre 3 italiani su 10 (34,8%) ne hanno incrementato il consumo negli ultimi 2-3 anni. Tra i motivi dell’incremento, il suo essere ready to use (35,1%), anti-spreco (26,1%), una valida alternativa al “fresco” (25,9%), adatto a chi pratica sport grazie alla sua quota proteica (21,3% - Fonte: AstraRicerche/Ancit – Associazione Nazionale Conserve Ittiche e delle Tonnare). Stiamo parlando del tonno in scatola, che si conferma come uno dei settori più virtuosi dell’industria alimentare italiana. L'Italia è il secondo produttore europeo dopo la Spagna e al secondo posto per il consumo, sempre dopo la Spagna.
Nel 2024, i volumi di vendita del tonno in scatola, si sono mossi in sintonia con le perduranti difficoltà registrate da Istat per l’intero settore alimentare (calo del -1,0%) dovute, in primis, all’inflazione e alla riduzione del potere di acquisto degli italiani. Sempre per l’alimentare in genere, il 2024 ha avviato però un percorso di progressiva (e non ancora compiuta) normalizzazione del mercato, dopo un 2023 che aveva segnato un -3,9% in quantità. Percorso analogo ha compiuto il tonno in scatola, per cui possiamo parlare di volumi che si stanno assestando in attesa di un punto di caduta definitivo. Le vendite di tonno in scatola nel settore retail indicano nel 2024 un -4% a volume, dato che si ridimensiona di molto se guardiamo però al numero delle confezioni effettivamente vendute, per le quali il calo è solo dello 0.6% rispetto al 2023.
I consumi – sebbene abbiano leggermente sofferto - sono rimasti di primaria importanza. Ogni italiano nel 2024 ha consumato infatti circa 2,36 kg di tonno in scatola. Anche la produzione nazionale di tonno in scatola ha risentito di questo quadro generale, attestandosi su circa 72 mila tonnellate (-2,2% sul 2023). Unitamente alla stabilità delle importazioni, attestatesi sulle 98.000 tonnellate, e tenuto conto delle esportazioni significativamente incrementatesi, il volume del prodotto totale disponibile per il mercato italiano è stato di circa 140 mila tonnellate (-2,66% sul 2023).
A valore, il mercato del tonno in scatola nel 2024, includendo anche il canale out of home che si stimi pesare per circa un 6%, si può identificare in circa 1.650 milioni di euro (+1,5% sul 2023 – Fonte elaborazione Ancit su dati Circana), che rappresenta quasi il 70% del valore totale del settore delle conserve ittiche. A conferma del tradizionale apprezzamento riscosso sui mercati esteri, nel 2024 le esportazioni di tonno in scatola hanno raggiunto quota 30.600 tonnellate. Un significativo passo in avanti sul 2023 (+9,57%).
I flussi di esportazione si indirizzano prevalentemente verso i Paesi UE (Germania, Grecia, Croazia, Romania, Slovenia, Polonia, Ungheria e Austria), ma alcuni Paesi terzi sono diventati sempre più importanti. Al di là della Svizzera, geograficamente collocabile in Europa, il Canada – grazie ai benefici dell’accordo Ceta - e l’Arabia Saudita hanno importato quantitativi superiori alle mille tonnellate. Anche Israele, Serbia, Stati Uniti, Cina, Emirati Arabi risultano Paesi ricettivi per il tonno in scatola made in Italy. Una nota sugli Stati Uniti: il tonno in scatola esportato dall’Europa è da sempre soggetto a dazi spropositati, ulteriormente incrementati, a seguito delle decisioni dell’amministrazione Trump. Oggi, sul tonno in olio made in Italy esportato negli Usa grava un dazio del 45%, che potrebbe crescere al 55% dal 14 luglio prossimo in caso di mancato accordo tra UE e Usa. In queste condizioni lo sviluppo del mercato Usa è di fatto precluso alle esportazioni di tonno in scatola made in Italy (Fonte: elaborazione Ancit su dati Istat).
Uno sguardo, infine, sull’andamento di mercato delle altre conserve ittiche (sgombri, acciughe sott’olio e sottosale, sardine, salmone in scatola, antipasti di mare, composizioni di pesce, vongole) che nel 2024 si è attestato intorno ai 400 milioni di euro, portando il fatturato complessivo del settore conserviero ittico a superare i 2 miliardi euro. Ottime le performances delle acciughe, sia a volume (+ 2,7 %) che a valore (+4%) e delle sardine (+5,3% a volume e +3,4 a valore).
Dati positivi anche per l’andamento del consumo di pesce in scatola a livello europeo. Gli ultimi dati disponibili vengono dall’indagine condotta da Eurobarometro, riferita a settembre/ottobre 2024 e confermano come le conserve ittiche continuino ad essere parte importante della dieta dei cittadini europei. Il pesce in scatola è consumato infatti almeno una volta al mese dal 61% degli europei, ma in molti importanti Stati UE questa media è abbondantemente superata. Ai primi posti Spagna (90%), Malta (83%), Italia (81%) seguiti da Slovacchia (78%), Portogallo (76%), Danimarca (74%), Cipro (69%) Slovenia e Ungheria (68%). Fanalini di coda la Bulgaria (37 %), la Svezia (36%) e la Grecia con solo il 21%.
EFA News - European Food Agency