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Food summit 2025, il made in Italy f&b tiene botta negli Usa

Nel 2024 l'export agro-alimentare ha fruttato 67,5 mld euro: 7,8 mld, l'11,6% del totale, arrivano dagli Stati Uniti

Si è conclusa l’11a edizione del Food Summit 2025 dal titolo "Incertezza globale, certezza italiana: la risposta dell’Italian food", l’appuntamento, organizzato dal Gruppo Food e dedicato ai vertici della business community del settore food & beverage. Tema centrale di questa edizione 2025 è stato quello delle strategie e degli strumenti necessari per mantenere la competitività del settore agroalimentare tricolore in un mercato globale in continua evoluzione.

Al summit ha partecipato un panel di esperti composto da Laura Asperti, global head of Food & beverage and distribution, divisione IMI CIB, Intesa Sanpaolo; Leonardo Bagnoli, presidente Sammontana Holding; Roberto Ardagna, executive vice chairman Investindustrial; Luca D’Alba, general manager Autogrill Italia; Cristina Scocchia, amministratore delegato illycaffè
Massimo Beduschi, ceo e chairman WPP Media in Italia e Chairman WPP in Italia; Marco Eccheli, partner & managing director di AlixPartners; Massimiliano Silvestri, presidente Lidl Italia. È intervenuto anche Matteo Zopppas, presidente di ice.

Ad aprire i lavori è stato Gregorio De Felice, chief economist di Intesa Sanpaolo, il quale ha sottolineato le buone performance del made in Italy nelle esportazioni F&B. Nel 2024, infatti, le esportazioni del settore agro-alimentare hanno maturato 67,5 miliardi di Euro in rialzo dell'8,3% rispetto all’anno precedente. Di questi 67,5 miliardi, 7,8 miliardi di Euro è il valore dell’export destinato al mercato Usa, pesando sul totale export agro-alimentare italiano per l’11,6%, così distribuiti: 4,9 miliardi all'industria alimentare, 2,8 alle bevande e 114 milioni di Euro all'agricoltura. 

"Il posizionamento qualitativo dei nostri prodotti alimentari ci proteggerà, almeno in parte, dai dazi americani -spiega De Felice-. La quota di mercato italiana sulle importazioni Usa è maggiore nella fascia alta di qualità rispetto al dato totale; per molte filiere il peso dell’alta gamma sull’export alimentare verso gli Usa supera l’80%. Secondo una survey interna di Intesa Sanpaolo, tra le reazioni che le imprese stanno valutando, circa la metà dei rispondenti indica la ricerca di nuovi clienti in nuovi mercati, ma anche un’accelerazione delle vendite negli Usa, cresciute nel primo trimestre del 2025 del 10,9%, meglio di Francia (+8%) e Spagna (+4%)". 

Il valore dell’industria agroalimentare italiana nel complesso panorama globale è stato il tema dell'intervento di Laura Asperti, global head of Food & beverage and distribution di IMI CIB di Intesa Sanpaolo. "Il settore del food & beverage italiano continua a distinguersi per la sua forte attrattività e resilienza oltre che per il potenziale di crescita internazionale -dice Asperti-. Nel 2024, in generale l’attività di M&A ha registrato un incremento del valore complessivo delle transazioni del 5% a livello globale e del 20% in Italia, nonostante una flessione del 18% nel numero di operazioni sia su scala globale che nazionale. Anche in questo scenario, il settore agroalimentare si è distinto per la sua vivacità: a livello globale ha mantenuto stabile il numero di operazioni, ma ha registrato un incremento in termini di valore superiore al 50%, trainato in particolare da importanti operazioni nel mercato americano". 

"I primi mesi del 2025 -prosegue Asperti- si stanno caratterizzando per una dinamicità ancora contenuta, ma ci attendiamo una ripresa nella seconda metà dell’anno, sostenuta dalla stabilizzazione dei mercati e dal raggiungimento di nuovi accordi sul commercio internazionale".

L'internazionalizzazione è stata al centro del dibattito aperto con Marco Eccheli, partner & managing director di AlixPartners. "Attraverso il nostro punto di vista privilegiato -spiega Eccheli-, possiamo affermare che, tra i modelli prevalenti per affacciarsi con successo ai mercati esteri, troviamo sia le acquisizioni cross-border (distributori locali, competitor stranieri) sia investimenti greenfield, ovvero verso nuovi stabilimenti. A confermare ciò, anche alcune ricerche che vedono il 45% degli investimenti diretti finalizzati all’acquisizione di distributori locali, mentre il 31% indirizzati verso nuovi stabilimenti (greenfield). In questo scenario, entrano in gioco anche i fondi di private equity che vedono il 70% delle loro operazioni di internazionalizzazione riguardare mercati extra-UE, in particolare Stati Uniti, Canada, Medio Oriente e Sudest Asiatico". 

"Questi attori, inoltre -aggiunge Eccheli-, svolgono la funzione di acceleratori: infatti, le realtà alimentari tricolori supportate da private equity hanno registrato un +47% di crescita del fatturato estero e un +37% dell’occupazione. In ultimo, ma non per importanza, abbiamo notato come la premiumizzazione, con focus su prodotti high-end per mercati maturi, è l’approccio strategico vincente affinché le realtà del food&beverage siano portavoce della qualità della filiera agroalimentare della Penisola nel mondo".

Fc - 51216

EFA News - European Food Agency
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