Non riceve alcun finanziamento pubblico
Direttore responsabile:
CLARA MOSCHINI

Facebook Twitter Youtube Instagram LinkedIn

In Italia il carrello della spesa tira il freno

L’incertezza geopolitica cambia i consumi

Secondo Bcg spese più caute in Europa mentre in Italia si riorganizza la spesa alimentare

Il 2025 può essere definito un "anno tumultuoso", caratterizzato da prezzi energetici elevati, inflazione, nuovi dazi e crescenti tensioni geopolitiche. In questo contesto crescono le preoccupazioni per i consumatori europei, che rivalutano le priorità di spesa e riorganizzano il proprio budget. Almeno questo è quanto emerge dalla nuova survey di Bcg, Boston consulting group, intitolata European consumers brace for more uncertainty che tradotto suona: "I consumatori europei si preparano a una maggiore incertezza".

L'indagine rileva il sentiment di oltre 16.000 consumatori in nove Paesi europei. Ebbene, i consumatori di tutta Europa mettono in luce un clima di incertezza: il 54% si dice pessimista circa l’andamento economico del proprio Paese e il 52% è quotidianamente preoccupato per la propria situazione finanziaria. A gravare sulle preoccupazioni economiche, ci sono anche quelle politiche, con il 57% degli europei a dirsi pessimista su questo fronte. 

Questo sentimento di ansia rispetto alla situazione politica non è però avvertito in modo uniforme: oltre il 73% dei consumatori in Francia, il 71% in Romania e il 70% in Spagna si sentono pessimisti, ma in Scandinavia la percentuale scende al 38%. L’Italia, si colloca a metà tra gli estremi europei e mostra un profilo distintivo non solo per i livelli di preoccupazione, significativi per quanto riguarda situazione politica (57%) e economica (58%), ma anche per la reazione concreta dei consumatori di fronte a questo clima di sfiducia: mentre in Europa si spende meno, in Italia si spende diversamente.

“Lo studio restituisce la fotografia di un cambiamento nei comportamenti d'acquisto degli italiani: stiamo prendendo atto dell'incertezza socioeconomica e facendo i conti con l'inflazione e le entrate stagnanti e a questo rispondiamo di buon senso: allocando una quota più alta della spesa alle cose necessarie e sacrificando una parte del discrezionale e del superfluo” spiega Antonio Faraldi, managing director e partner di BCG, autore dell’approfondimento per l’Italia "Gloomy Outlook: Italian Consumers Reallocating Their Spending" (Prospettive negative: i consumatori italiani riallocano la spesa), basato su un campione nazionale di circa 1.800 consumatori.

“Questo macro-trend -prosegue Faraldi- ha implicazioni forti sia per le aziende produttrici che per la distribuzione. Con meno vento in poppa, cresce e vince solo chi sa navigare davvero bene. Ossia chi ha una comprensione reale della domanda e dei bisogni che determinano le scelte dei consumatori. Chi sa costruire un'offerta mirata a soddisfare questi bisogni in modo puntuale - e quindi senza restare totalmente in balia delle guerre di prezzo”. 

Come cambia il carrello della spesa in Italia e in Europa

In questo clima di sfiducia generalizzata, l'Italia si distingue per una maggiore selettività, mentre nel resto d’Europa prevale un approccio agli acquisti più cauto. A fronte di un aumento dei prezzi percepito dal 73% degli italiani, di una diminuzione del reddito disponibile (21%) e di una minore capacità di risparmio (27%), le famiglie non si limitano a tagliare indiscriminatamente, ma rivedono le priorità e scelgono di riallocare il proprio budget con un approccio più consapevole: la spesa per i beni essenziali (casa, alimentazione, salute, istruzione) cresce del 15% netto, mentre quella per il discrezionale (abbigliamento, tempo libero, intrattenimento) cala di altrettanto. A testimonianza di questa tendenza, di fronte alla possibilità di avere a disposizione il 10% in più di reddito, la maggior parte degli italiani sceglierebbe di risparmiare oppure di soddisfare bisogni discrezionali accessibili, come una cena fuori o un viaggio.

Tra le 12 categorie analizzate, solo i generi alimentari mostrano un saldo netto positivo tra chi intende aumentare e chi ridurre la spesa: tutte le altre sono in contrazione, con picchi negativi in alcolici, snack, moda e arredamento. Una tendenza che va in parallelo in tutta Europa, dove i consumatori stanno riducendo gli articoli discrezionali come l'abbigliamento (-22% di spesa netta), gli alcolici (-18%) e gli snack (-15%) e che, secondo BCG, è destinata a permanere anche nei prossimi sei mesi. 

Prezzo sì, ma solo se c’è valore

Anche in un contesto di austerità, il fattore d'acquisto più importante in tutti e nove i Paesi analizzati è il rapporto qualità-prezzo, indicato dal 59% degli europei. Al secondo e terzo posto vi sono la possibilità di risparmiare e i prezzi bassi, citati rispettivamente dal 48% e dal 47% degli acquirenti. Anche in Italia il value-for-money è il fattore più impattante, accompagnato da una forte sensibilità alle promozioni, che colloca il nostro Paese tra i tre più influenzati dalla scontistica.

Fc - 51600

EFA News - European Food Agency
Simili