Il granchio blu diventa risorsa da export
Dal Veneto e dall'Emilia quintali di crostacei in partenza verso Corea del Sud, Usa e Sri Lanka

L'Italia potrebbe aver risolto con un colpo d'ala (o meglio di chele, sarebbe più corretto) il caso del granchio blu. La botta d'ingegno, chiamiamola così, è arrivata qualche mese fa, più o meno verso aprile scorso, ma adesso si sta concretizzando prendendo la forma di un vero e proprio business: lo catturiamo e lo esportiamo in paesi che hanno un mercato per il 99% più appetibile del nostro.
Questa settimana parte il primo carico da Goro (Ferrara) diretto negli Stati Uniti, a Miami: un container da circa 200 quintali di prodotto a cui ne farà seguito uno uguale diretto in New Jersey. Da aprile scorso tre container, sempre da 20 mila chili, sono già andati in Corea del Sud, altri tre negli Stati Uniti. Oltre 2.100 sono i quintali di prodotto, cioè di crostacei, lavorati finora. Gli 8 container, tra i 6 già partiti per Corea e Usa e i 2 in partenza per la terra degli yankee, più ancora quelli che verranno nei prossimi mesi, dovrebbero fruttare fra 2 e 3 milioni di euro alla sponda emiliana: la maggior parte del prodotto sarà destinato alle catene della gdo.
"Puntiamo a ricavare almeno 1,5 euro al chilo -spiega Massimo Genari, presidente del Copego, Consorzio pescatori di Goro-. In totale, entro fine anno, dovremmo riuscire ad arrivare a 15 container, con altre 7 spedizioni oltre alle attuali. Non riusciremo comunque a ricavare quanto abbiamo perso dalla mancata commercializzazione delle vongole ma è il primo anno, lo consideriamo un investimento per il futuro".
I carichi diretti negli Stati Uniti hanno già subito la scure dei dazi al 10% quelli che partiranno adesso probabilmente dovranno assoggettarsi al nuovo 15%.
Venerdì 25 luglio, sempre nella parte emiliana del Delta del Po, ha iniziato a ricevere granchi per lavorarli una ditta "di grande esperienza", la Delta Fish, a Bosco Mesola, in provincia di Ferrara dove hanno uno stabilimento: qui lavorano il crostaceo con una serie di maestranze specializzate provenienti dalla Tunisia (e interessate al business). Poi, lo caricheranno sulle navi, soprattutto su quelle dirette negli Stati Uniti: lavorare il granchio significa decorticarlo e poi immetterlo nella catena del freddo per surgelarlo.
È un po' in ritardo, invece, l'export verso lo Sri Lanka che dovrebbe partire prima di ferragosto dalla sponda veneta, ossia da Scardovari (Rovigo). Un carico che doveva già prendere giorni fa il mare ma che, come spiega Paolo Mancin, presidente del consorzio delle Cooperative dei pescatori del Polesine, "per motivi burocratici è ancora a terra" e partirà a giorni: destinazione Taprobane, multinazionale del pesce con sede in Sri Lanka.
"Abbiamo dato in locazione un nostro stabilimento a Scardovari e Porto Tolle (Rovigo) e gli emissari dell'azienda cingalese hanno installato loro macchinari -spiega Mancin-. Saranno loro a fare la prima lavorazione, che sarebbe una cottura, per poi congelare i crostacei e spedirli". Per ora non è chiaro quanto sarà il ricavato del business. "Non lo sappiamo ancora, dobbiamo contrattare, ma speriamo di ricavare almeno 1,5 euro al chilo", dice Mancin dal Veneto. Più o meno quanto ipotizza la sponda emiliana.
Non è male, visto che col granchio era ormai appurato che ci si ricavava ben poco. "Il granchio viene pagato al pescatore che lo ha pescato 1,1 o 1,2 euro al chilo, se va bene, dallo stabilimento che lo lavora -spiega Vadis Paesanti vicepresidente regionale FedagriPesca Confcooperative Emilia Romagna-. Una cifra che non è reddito: se ci mettiamo, oltre al lavoro, la benzina e l'impiego di attrezzature, siamo già sotto. L'export potrebbe essere un nuovo inizio, nel quale siamo anche disposti a investire adesso".
Paesanti, considera l'export del crostaceo come "un nuovo inizio" per i pescatori della zona che dal 2023, anno della comparsa massiccia del crostaceo, combattono con un "mostro di cui, solo nel 2024, sono state raccolte 967 tonnellate. E che quest'anno potrebbero essere ancora di più (leggi notizia EFA News).
Basti pensare che nel 2025, al 29 luglio scorso, sono state pescate e smaltite 423 di tonnellate. "A 5 tonnellate la settimana -dice Paesanti- contiamo di superare le tonnellate del 2024. A meno che aprendo i canale esteri, anziché smaltirlo lo si possa esportate. L'idea sarebbe quella di poter affiancare al nostro tradizionale lavoro di allevatori di vongole, l'export del granchio blu che toglieremmo dalla nostra laguna".
EFA News - European Food Agency