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CLARA MOSCHINI

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Pernod Ricard chiude l'esercizio 2025 in calo

Fatturato netto a 10,9 miliardi di euro, -3% rispetto a un anno fa: in Cina le vendite crollano del 21%

Pernod Ricard, colosso francese delle bevande alcoliche, ha comunicato oggi che il fatturato netto dell'esercizio 2025, chiuso al 30 giugno 2025, ha raggiunto 10,959 miliardi di euro in calo organico del -3%. Si sono registrati cali in Cina, USA e Greater Asia "che hanno avuto un impatto negativo sul mix, mentre molti mercati hanno registrato una crescita da resistente a forte, portando a guadagnare o mantenere quote nella maggior parte di essi". Il calo, è anche da addebitare all'impatto negativo dei tassi di cambio pari a -277 milioni di euro "dovuto principalmente alla lira turca, al peso argentino e alla rupia indiana". 

A livello di aree geografiche sono in "buona crescita" il Canada e il Brasile, l'Asia scende del 4%, con la Cina che crolla del 21%: scende del 2% anche l'Europa, mentre l'India sale del 6%. Il segmento travel retail soffre e cala del 13% anche se è "previsto un graduale miglioramento delle prospettive con la risoluzione della sospensione del Cognac in China Duty Free". 

L'utile da operazioni ricorrenti è stato pari a 2,951 miliardi di euro, con un calo organico dello -0,8% e un calo reported del -5,3%: il margine lordo, secondo la società, ha risentito del mix di mercato negativo". L'utile netto da operazioni ricorrenti di pertinenza del gruppo si è attestato a 1,829 miliardi di euro, in calo del 9%. Sono aumentati gli oneri finanziari ricorrenti con un costo medio del debito del 3,2%, mentre le imposte sul reddito delle operazioni ricorrenti sono diminuite in linea con la riduzione dell'utile delle operazioni ricorrenti. 

La quota di Gruppo dell'Utile netto 1.626 milioni di euro, in crescita del 10% in quanto i costi non ricorrenti sono significativamente inferiori rispetto all'esercizio precedente. I costi non ricorrenti sono dovuti principalmente alla ristrutturazione, alla svalutazione del business del vino dello scorso anno e allo storno della svalutazione di Kahlúa.

Il free cash flow è a 1,133 miliardi di euro, +170 milioni di euro rispetto all'anno precedente, "grazie al miglioramento del capitale circolante operativo, in particolare con il miglioramento delle scorte di prodotti finiti". 

L'indebitamento netto è diminuito di 224 milioni di euro rispetto al 30 giugno 2024, attestandosi a 10,727 miliardi di euro, "grazie al miglioramento dell'FCF e all'impatto positivo dell'indebolimento del dollaro. Il rapporto debito netto/ebitda a tasso medio è salito a 3,3x, "soprattutto a causa dell'impatto negativo dei cambi sull'utile da operazioni ricorrenti".

L'oulook per il 2026 prevede un anno "di transizione", con "trend in miglioramento nelle vendite nette organiche, con un'inclinazione verso il secondo semestre". Si prevede, dicono dalla società, "un calo nel primo trimestre, con l'aggiustamento delle scorte dei distributori negli Stati Uniti, il perdurare di una domanda debole da parte dei consumatori e l'aggiustamento delle scorte in Cina, l'impatto delle modifiche alla politica delle accise del Maharashtra in India, con un'inclinazione verso il primo trimestre e la ripresa delle vendite di Cognac nei Duty Free in Cina solo a partire dal secondo trimestre".

"Continuiamo a investire -spiega l'azienda- per accrescere la desiderabilità dei nostri marchi con un'allocazione mirata, l'efficienza, l'innovazione e l'esperienza, con un rapporto di investimenti in A&P che dovrebbe rimanere al 16% circa. Difenderemo il più possibile il nostro margine operativo organico, sostenuto da un rigoroso controllo dei costi e dall'attuazione delle nostre iniziative di efficienza. Continueremo a concentrarci sulla generazione di cassa, con investimenti strategici inferiori a 900 milioni di euro e una forte gestione del capitale circolante operativo. La conversione di cassa dovrebbe migliorare ulteriormente rispetto all'anno fiscale 2015".

Fc - 53118

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