Confcooperative, no al fondo unico comunitario
"La proposta smantella la Pac, serve sostegno all'innovazione e all'aggregazione"

“L’Europa non può permettersi di rinunciare ad una politica agricola comunitaria. La proposta della Commissione rischia invece di smantellare il principale pilastro della casa comune dell’Unione". Lo ha detto il presidente di Fedagripesca Confcooperative Raffaele Drei intervenendo al convegno “Quale futuro per la Politica Agricola Comune?” organizzato da Akadémeia - Scuola di politiche europee per il governo dei territori e Federcasse con la collaborazione di Confcooperative.
"L’inserimento delle risorse agricole in un fondo unico -sostiene Drei- segna infatti la fine di una politica agricola comune e prevede anche una riduzione delle risorse dedicate. Questo perché si introduce la prospettiva per cui ogni Stato membro utilizzi un proprio plafond predisponendo piani di sostegno all’agricoltura nazionali, pur se soggetti ad una approvazione comunitaria, con l’inevitabile conseguenza di distorsioni competitive interne tra Stati membri all’interno dell’Unione Europea”.
“Ci saremmo, inoltre, aspettati come cooperazione-prosegue Drei- una Pac orientata all’innovazione, al sostegno agli investimenti e alla competitività dell’agricoltura europea, attraverso misure di sostegno e incentivi a percorsi di aggregazione".
"In questo contesto storico di competitività esasperata per effetto delle politiche e dei nuovi scenari che stanno maturando -aggiunge Drei-, l’aggregazione resta a nostro avviso uno strumento indispensabile alle imprese agricole per continuare a stare sul mercato e a portare il made in Italy nel mondo".
"Purtroppo, di tutto questo nella proposta von der Leyen non c’è traccia -dice il presidente di Confcooperative-. Così come non c’è alcuna garanzia di risorse destinate agli interventi settoriali, da sempre strategici per comparti come vino, olio, ortofrutta e apicoltura, nei quali le esperienze di aggregazione hanno portato a risultati rilevanti. L’attivazione di tali misure specifiche per i settori appare ad oggi legata alla volontà dei singoli Stati Membri”.
In ultimo, conclude Drei, “leggiamo un sostanziale disimpegno da parte della politica comunitaria sul tema della gestione del rischio attraverso la rivisitazione del fondo rischi, anche questo è un elemento inaccettabile”.
EFA News - European Food Agency