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CLARA MOSCHINI

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L'Italia potrebbe dover restituire 50 milioni all'Ue

Allarme di Confcooperative: restano tre mesi poi scatta il rischio restituzione dei fondi per le calamità (inutilizzati)

Restano solo tre mesi per evitare che l’Italia debba restituire oltre 50 milioni di euro all’Unione Europea. L’allarme è del presidente di Fedagripesca Confcooperative Raffaele Drei, secondo il quale “il rischio di perdere definitivamente queste risorse è pressoché imminente”. La cifra è quella che lo Stato aveva destinato alla costituzione dei fondi mutualistici e agli strumenti di stabilizzazione del reddito, strumenti introdotti dal 2019, che consentono agli agricoltori aggregati di ottenere indennizzi a copertura di eventi calamitosi. 

Con la regola del disimpegno automatico prevista per i fondi strutturali europei che impone la restituzione all’Europa delle somme non spese, l’Italia dovrà infatti restituire tutte le risorse non utilizzate entro il 31 dicembre 2025. Tra le quali appunto la somma di 52.876 milioni di euro allocate per i fondi nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale (PSRN), il documento attraverso il quale il nostro Paese da attuazione alla Politica Agricola Comune.

“Restituire a Bruxelles le risorse inutilizzate -prosegue Drei- segnerebbe di fatto il fallimento di un’esperienza virtuosa, quella dei fondi, che a partire dal 2019 hanno anticipato in molti casi gli indennizzi ai produttori, senza ricevere i contributi previsti”. 

Il modello di funzionamento dei fondi prevede, infatti, la partecipazione diretta degli agricoltori, che contribuiscono con il 30% della quota di adesione, mentre il restante 70% dovrebbe essere coperto da risorse pubbliche. 

Ora, però, aggiunge Drei, “un cortocircuito burocratico rischia di compromettere uno degli strumenti più innovativi e virtuosi della PAC, presentato più volte come futuribile e che intendeva introdurre un ulteriore strumento di gestione del rischio, andando a colmare le lacune del mercato assicurativo”.

“È indispensabile -sottolinea il presidente di Fedagripesca Confcooperative- che tutti gli attori istituzionali si attivino tempestivamente per scongiurare questo scenario”. La situazione è assai critica, specie se si considera lo stato del sistema assicurativo agricolo tradizionale, che non copre più numerosi rischi climatici e fitosanitari. 

Le compagnie assicurative, spiega Drei, “hanno progressivamente ridotto l’offerta, mentre il sostegno pubblico, come il fondo Agricat, interviene solo su una quota limitata dei danni. In questo contesto, i fondi di mutualità forniscono una risposta virtuosa e complementare attraverso la loro rete di sicurezza concreta. Tutto questo rischia però di naufragare, se non arrivano risorse”.
 

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EFA News - European Food Agency
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