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Grano. Italmopa: "Disposti a pagare di più gli agricoltori, ma importazioni rimangono necessarie"

Presidente Martinelli contro i luoghi comuni: "Non è vero che i cereali canadesi siano di bassa qualità"

All'orizzonte dell'Italia agroindustriale, si profila una nuova "battaglia del grano". La polarizzazione sorge alla luce della questione dei "trafficanti di grano" che, secondo Coldiretti, farebbero concorrenza sleale alle produzioni nazionali, importando cereali a prezzi notevolmente più bassi rispetto ai corrispettivi "Made in Italy".

Tuttavia, se le principali confederazioni agricole italiane si possono annoverare tra i patrioti "idealisti", tutt'altra musica suona tra gli spartiti degli industriali molitori, fautori di una linea "realista" che parte da un assunto: la produzione cerealicola italiana non sarà mai in grado di soddisfare il fabbisogno nazionale, pertanto le importazioni saranno sempre in qualche modo necessarie.

Sul tema è intervenuta anche Italmopa - Associazione Industriali Mugnai d'Italia aderente a Confindustria. "Noi utilizziamo sempre tutto il grano che viene prodotto in Italia", ha spiegato il presidente di Italmopa Vincenzo Martinelli, in un'intervista al Sole 24 Ore, "il fatto è che non basta. Non abbiamo nessun interesse a preferire quello estero, per il semplice fatto che il frumento che importiamo è sempre più costoso di quello italiano: un po’ perché lo dobbiamo pagare in anticipo, un po’ perché i controlli in loco sono tutti a carico nostro. L’ultima partita di grano che ho acquistato dall’Australia, tanto per fare un esempio, l’ho pagata 50 euro in più alla tonnellata rispetto alla media italiana". In Italia, infatti, il grano ha una quotazione intorno ai 290 euro alla tonnellata.

Secondo Martinelli, inoltre, è un luogo comune e uno "slogan" affermare che "il grano italiano è migliore". L'anno scorso, ad esempio, "la produzione italiana era ottima ma due anni fa, per colpa delle piogge durante il raccolto, la sua qualità proteica si è rivelata scadente. Il grano dell’Arizona, invece, ha una qualità molto elevata, così come quello canadese".

Proprio intorno al tanto vituperato grano canadese, Martinelli puntualizza: "In Canada la normativa nazionale consente l’utilizzo di questo diserbante in fase di pre-raccolto, quindi non avviene nulla di illegale. Ma soprattutto, il grano duro canadese che arriva in Europa rispetta ampiamente i limiti fissati dalle Ue in fatto di residui. La normativa comunitaria impone che le tracce di glifosato siano inferiori a 10 parti per milione? Il grano che importiamo dal Canada", aggiunge Martinelli, "ha residui in media di 0,1 parti su un milione, e spesso anche meno. In più, ha una qualità altissima: quando quindici anni fa compravo il frumento dal Canada, aveva 40 di indice di glutine, mentre i pastifici hanno bisogno di un valore di almeno 85. Oggi, dopo aver investito tanto in ricerca, il loro grano ha raggiunto un indice di 90".

Fermo restando che Italmopa è al fianco del ministero dell'Agricoltura "per valorizzare il grano italiano di qualità" e per "remunerare gli agricoltori italiani con prezzi elevati: spostiamo volentieri in Italia quel surplus di prezzi che oggi paghiamo per garantirci le forniture dall’Arizona o dall’Australia", sottolinea Martinelli, che conclude: "Se gli agricoltori italiani, quando il prezzo alla borsa del grano è troppo basso, preferiscono non mettere il loro prodotto sul mercato perché aspettano tempi migliori, allora non va bene".

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EFA News - European Food Agency
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