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Nutraceutica, la nuova frontiera dei mangimi

Intervista con Michele Carra (Assalzoo) sull'innovazione nella mangimistica

Innovazione tecnologica e ricerca scientifica stanno incidendo sulla mangimistica in modo profondo, trasformandola da una semplice miscelazione di ingredienti a una scienza della nutrizione di precisione. Di questa evoluzione abbiamo parlato con Michele Carra, vicepresidente di Assalzoo con delega su filiera suinicola e latte, in occasione dell’ottava edizione della Giornata della suinicoltura a Modena. 

Carra, in quale direzione sta andando l’innovazione nella mangimistica?

Il mangime rappresenta il 60% dei costi dell’allevatore ed è alla base della strategia dell’allevatore stesso, contribuendo all’incremento della redditività, ad aumentare la salute degli animali oltre che a rispondere ai loro fabbisogni nutrizionali e a determinare la qualità del prodotto finale. Dal punto di vista dell’innovazione la mangimistica di precisione per ogni singolo capo è l’obiettivo finale a lungo termine verso il quale l’innovazione tecnologica ci può condurre, ma prima di arrivare a questo risultato si stanno perseguendo degli step intermedi comunque utili. Per esempio, attraverso lo studio di mangimi per le fasi più critiche e l’inserimento della nutraceutica ha consentito di ridurre l’uso di antibotici. Il risultato è un cambio di paradigma: si è passati da un approccio veterinario/sanitario (curare la malattia con l'antibiotico) a un approccio alimentare/preventivo (mantenere l'animale sano con una nutrizione ottimale).

L’Italia è un importante player mondiale nella produzione di mangimi, quali sono le sfide del settore anche al di là del comparto suinicolo?

Le sfide del settore mangimistico italiano sono nell’approvvigionamento delle materie prime: siamo passati da un approvvigionamento nazionale all’importazione da tutto il mondo. Il transito per magazzini, navi e i vari luoghi della logistica comporta la necessità di un’accurata sanificazione per contrastare la carica batterica che le materie prime possono acquisire durante i tragitti. Sicuramente questo è un aspetto tecnologico su cui investire a cui si aggiunge la trasformazione di tutte le conoscenze scientifiche che oggi abbiamo in soluzioni concrete per l’allevamento.

Ci sono differenze tra i settori zootecnici?

Il settore zootecnico bovino, soprattutto da latte, è in pieno sviluppo tecnologico con un buon ricambio generazionale, mentre quello suinicolo è in affanno a causa delle incertezze generate dalla PSA che riducono al minimo gli investimenti da parte degli allevatori.

Nel settore bovino si sta lavorando sulla mangimistica anche per ridurre l’impatto ambientale dell’allevamento, sta avvenendo lo stesso anche in quello suinicolo?

Sì, si sta facendo lo stesso. Abbiamo ridotto anche del 20-30% l’apporto proteico delle diete soprattutto nelle prime fasi dell’allevamento dove si spingeva fino al 20% di proteine, oggi si utilizzano mangimi anche al 15% di proteine che hanno, dal punto di vista ambientale, un impatto minore. Ma anche nell’allevamento del suino grasso si sta iniziando a lavorare sul bilanciamento tra mangime e razionamento. 

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EFA News - European Food Agency
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