Psa: servono investimenti per ripristinare il potenziale suinicolo
L'intervento di Gabriele Canali, direttore Crefis (UniCattolica), alla Giornata della Suinicoltura

Si intravedono segnali di miglioramento nella lotta alla PSA ed è il momento di restituire l’energia agli allevatori per tornare a investire e ripristinare, almeno in parte, il potenziale produttivo nazionale. È l’auspicio del prof. Gabriele Canali, docente di Economia agraria all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza e direttore di Crefis, intervenuto, durante l’ottava edizione della Giornata della Suinicoltura a Modena, con un’analisi degli impatti economici che la PSA ha generato su tutta la filiera e sull’export del settore.
Canali evidenzia come la suinicoltura nazionale abbia subito un duro colpo a partire dal 2022, anno che ha visto la diffusione della PSA in Italia e lo scoppio della guerra in Ucraina, quest'ultima con il conseguente innalzamento dei costi delle materie prime per l’alimentazione zootecnica.
Dal 2022 al 2024 in Italia si è perso più di un milione di capi del circuito Dop, una contrazione che ha spinto i prezzi del suini da macello pesanti stabilmente al di sopra di 1,80 euro/kg. L’aumento del prezzo del suino pesante ha generato a ricaduta un incremento a valore delle cosce fresche destinate sia ai prosciutti crudi Dop che non. Tuttavia, il trasferimento di questo maggiore costo della carne lungo la filiera non è omogeneo. L'incremento del prezzo delle cosce fresche si trasferisce solo in parte sul prezzo finale di vendita del prosciutto stagionato, poiché l'industria è costretta a porre un tetto agli aumenti per non innescare forti cali nella domanda da parte dei consumatori. Tale dinamica si estende anche agli altri tagli e a farne le spese sono soprattutto i macellatori schiacciati tra la pressione dei prezzi elevati dei suini da macello e l’impossibilità di trasferire per intero i maggiori costi sui tagli proprio per i blocchi che arrivano dagli anelli successivi della filiera.
Le difficoltà produttive interne, legate anche alle restrizioni da PSA, hanno avuto un impatto anche sul commercio estero, pur in un contesto di crescita dei valori: “Le importazioni di carni suine – ha spiegato Canali – sono aumentate del 32% a valore e del 7% a volume tra il 2022 e il 2024, mentre le esportazioni sono cresciute del 15% a valore, ma sono rimaste praticamente stabili in quantità, segnando la perdita di capacità di offerta del sistema produttivo nazionale e in conseguenza alle restrizioni commerciali”.
Un esempio emblematico, riportato dal direttore di Crefis, è la produzione destinata al Prosciutto di Parma, il prodotto tutelato più rilevante per l’export suinicolo, è passato da 8 a 6,8 milioni di cosce.
Canali ha concluso il suo intervento delineando le prospettive future e le vie d'uscita per il settore, legandole principalmente al superamento della crisi sanitaria. "Il progressivo superamento della crisi dovuta alla PSA dovrebbe favorire il recupero del potenziale produttivo nazionale e l’aumento dell’offerta ridurrebbe i prezzi, pur mantenendo un livello di redditività soddisfacente per gli allevatori. Questo adeguamento dell’offerta potrebbe dare però più respiro alle fasi a valle della filiera e consentire un rafforzamento nell’insieme della catena del valore. Il rafforzamento della filiera nazionale potrà consentire anche un recupero complessivo del sistema Paese sul fronte del commercio estero rispetto al quale va cambiata la strategia di valorizzazione delle nostre produzioni differenziando ulteriormente i prodotti da proporre sui mercati internazionali”.
EFA News - European Food Agency