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Grana Padano. Berni (DG): "Stiamo producendo più di quanto consumiamo"

Record nei primi 9 mesi e prezzi in calo: consorzio interviene per riequilibrare mercato

"In questi primi nove mesi del 2025 si è osservata una dinamica produttiva esplosiva per intensità e rapidità. Da gennaio a settembre abbiamo prodotto più del doppio di quanto il mercato stia attualmente assorbendo". Lo ha sottolineato il direttore generale del Consorzio del Grana Padano Stefano Berni.

Sono tre i fattori che hanno trainato la crescita. Il primo è la scelta di posticipare le vendite di latte all’inizio dell’estate, "confidando – come ha fatto notare Berni – in ulteriori rialzi di prezzo» con grandi volumi lavorati in tempi brevi". Il secondo riguarda la valorizzazione straordinaria del Grana Padano, con lo stagionato di nove mesi arrivato in estate a 11 euro al chilo. "Un prezzo che ha reso sostenibile", ha precisato Berni, "anche la contribuzione differenziata, attenuandone l’effetto deterrente". Il terzo fattore è la scarsa domanda di latte ad agosto e settembre, che ha spinto molti caseifici a trasformarlo in Grana Padano.

L’effetto combinato di queste condizioni ha portato a incrementi mensili: +7,61% a luglio, +18,62% ad agosto e +16,53% a settembre e sono stati raggiunti i volumi record del 2005. Era inevitabile una correzione del prezzo alla produzione: "Già dalla seconda metà di settembre i listini hanno cominciato a scendere", ha fatto sapere il direttore generale, "e la tendenza dovrebbe proseguire fino a Natale". Il prezzo dello stagionato 9 mesi, da oltre 11 euro al chilo in estate, è scivolato a 10,6 euro a Milano il 6 ottobre, perdendo 40 centesimi in tre settimane.

Per contenere l’eccesso di produzione, il Cda del Consorzio, nelle riunioni dell’11 e del 25 settembre, ha deciso, come prima misura, un intervento di penalizzazione per le crescite più marcate. Come seconda misura è stata alzata l’asticella qualitativa, con più formaggio destinato alla retinatura con l’obiettivo di "sottrarre dal mercato circa il 2% dei volumi". Parallelamente, si studiano misure strutturali per il 2026, da sottoporre all’Assemblea del 18 dicembre prossimo. "Mi aspetto che il prossimo anno si produca sensibilmente meno rispetto al 2025", aggiunge Berni, "per ristabilire la stabilità dei listini e la redditività per tutti i produttori".

Il direttore generale ha precisato che "i responsabili della crescita non sono i grandi gruppi, ma i caseifici medio-piccoli". In questo ambito nei primi nove mesi del 2025 la crescita media è stata dell’11% rispetto alle quote assegnate.

Guardando avanti, il direttore generale prevede "tre fasi: il calo dei listini, una successiva stasi e, con la primavera 2026, il recupero dei prezzi". E conclude: "Come sempre, il prezzo del formaggio lo fanno le giacenze. Intervenire ora è l’unico modo per evitare che l’eccesso di produzione si traduca in debolezza futura dei listini".

Sul fronte commerciale, le vendite al dettaglio nel bimestre luglio-agosto 2025 sono aumentate del 5,4%, con un lieve rallentamento a settembre. L’export nei primi sei mesi è, intanto, cresciuto del 2,8%, "una frenata prevista", ha fatto sapere Berni, "dopo due anni di espansione sostenuta".

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EFA News - European Food Agency
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