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Commissione UE: focus sulla situazione della pesca

Da Bruxelles gli ultimi dati e le cifre nel report “Fatti e cifre sulla politica comune della pesca”

Come stanno andando gli stock ittici? Qual è lo stato della flotta peschereccia dell'UE? Come si colloca il settore della pesca e dell'acquacoltura dell'UE rispetto al resto del mondo? Le risposte a queste e a molte altre domande si trovano nell'ultima edizione di “Fatti e cifre sulla politica comune della pesca”, pubblicata questa settimana dalla Commissione europea.  

L'ultima relazione statistica copre tutti gli aspetti della politica comune della pesca (PCP), dalla garanzia di una pesca sostenibile al sostegno ai pescatori. È disponibile in 23 lingue e descrive la situazione attuale del settore della pesca e dell'acquacoltura in tutti i paesi dell'UE.  

Il rapporto mostra che l'obiettivo della PCP di garantire la sostenibilità degli stock ittici continua a registrare uno sviluppo positivo, con la maggior parte degli stock in ripresa rispetto ai minimi storici del 2003. I livelli di mortalità ittica sono diminuiti per la maggior parte degli stock di interesse per l'UE, ma la ripresa nel Mediterraneo e nel Mar Nero è ancora relativamente lenta rispetto all'Atlantico nord-orientale.

Il rapporto sottolinea inoltre gli sforzi compiuti dall'UE per sviluppare una pesca sostenibile al di fuori delle proprie acque territoriali, con 12 accordi di partenariato per la pesca sostenibile (SFPAs) nell'Oceano Atlantico, Indiano e Pacifico nel 2024. Sono trattati anche gli accordi post-Brexit con il Regno Unito e gli accordi in corso con la Norvegia: i cosiddetti accordi settentrionali con questi due paesi rappresentano quasi il 60 % di tutte le catture soggette a quote della flotta dell'UE a livello mondiale, in termini di volume.

Il lato umano della pesca

La relazione tratta anche in dettaglio l'aspetto umano del settore della pesca dell'UE, con dati che riguardano, tra l'altro, l'occupazione nel settore e le dimensioni della flotta. Sebbene i numeri continuino a diminuire, le dimensioni della flotta dell'UE (poco più di 69 000 pescherecci nei 22 paesi costieri dell'UE) rimangono sproporzionate rispetto alle possibilità di pesca. Tuttavia, la ricostituzione di molti stock ittici ha contribuito ad aumentare la redditività del settore a 1,19 miliardi di euro (utile lordo del 2021). Dati del 2021). 

Nel 2021 (ultimi dati disponibili) il settore della pesca impiegava quasi 124 500 persone, con tre Stati membri (Spagna, Italia e Grecia) che rappresentavano il 58 % del totale. L'acquacoltura (marina, molluschi e acqua dolce) rappresentava quasi 76 000 posti di lavoro, con Spagna, Francia e Polonia che rappresentavano il 58 % degli occupati. Nel 2021 oltre 130 000 persone lavoravano nella trasformazione e nella distribuzione dei prodotti della pesca, mentre la distribuzione all'ingrosso e al dettaglio ne contava altre 210 000.  

In termini di catture, con 3,59 milioni di tonnellate l'UE ha rappresentato il 3,9% della produzione ittica totale mondiale nel 2021, con la maggior parte delle attività di pesca concentrate nell'Atlantico settentrionale, dove le catture più comuni sono costituite da aringa atlantica, spratto europeo, melù e sgombro, che insieme rappresentano il 42% degli sbarchi totali dell'UE. 

La produzione totale dell'acquacoltura è stata di 1,13 milioni di tonnellate, di cui il 38% costituito da cozze. Il fatturato dell'industria di trasformazione del pesce nel 2021 è stato di circa 30 miliardi di euro. Informazioni dettagliate sulle catture e sull'acquacoltura per specie e per paese sono disponibili nella relazione.  

Commercio e consumo tengono bene 

L'UE è il secondo operatore commerciale più importante al mondo in termini di valore per i prodotti della pesca e dell'acquacoltura. Sebbene il commercio dell'UE (importazioni ed esportazioni combinate) abbia registrato un leggero calo in termini di volume negli ultimi anni, in termini di valore ha continuato a crescere, raggiungendo quasi 40 miliardi di euro nel 2022. 

La maggior parte delle importazioni proviene da Norvegia, Cina, Ecuador, Marocco e Regno Unito, mentre la maggior parte delle esportazioni è destinata a Stati Uniti, Regno Unito, Cina, Norvegia e Svizzera. 

In termini di valore, le esportazioni nel 2022 sono state pari a 8 miliardi di euro, anche se questo dato è di gran lunga inferiore alle vendite tra i paesi dell'UE, che nello stesso anno hanno raggiunto i 31,5 miliardi di euro.  

Il rapporto esamina anche i dati relativi ai consumatori, dai quali emerge che il consumo medio di pesce o frutti di mare nell'UE è pari a 23,7 kg all'anno, circa 3 kg in più rispetto alla media mondiale. Il consumo, tuttavia, varia notevolmente all'interno dell'UE, passando da 6,6 kg pro capite all'anno in Ungheria a 56,5 kg in Portogallo. Tre quarti del pesce o dei frutti di mare consumati nell'UE provengono dalla pesca selvaggia, mentre il restante quarto proviene dall'acquacoltura. 

Le specie più popolari sono il tonno, il salmone e il merluzzo. In termini di spesa delle famiglie per i prodotti della pesca, le vendite totali sono state di circa 63 miliardi di euro nel 2022, pari a circa il 6% delle vendite totali di prodotti alimentari nell'UE.

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EFA News - European Food Agency
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