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Senato, diventa legge il “Salva mare”

Approvato il testo che consente ai pescatori di portare a terra i rifiuti raccolti per errore

Nel corso della seduta in Senato della 13esima commissione permanente (territorio, ambiente e beni ambientali), svoltasi il 10 maggio, è stato approvato il disegno di legge "Salva Mare". Questo consentirà ai pescatori di portare a terra i rifiuti che recuperano in mare, senza doverne sostenere i costi di smaltimento, come è avvenuto finora. Il testo è composto da dieci articoli e detta disposizioni che comportano anche il recepimento della direttiva europea 2019/883 sugli impianti portuali di raccolta per il conferimento dei rifiuti delle navi.

"Dopo l’approvazione della legge è indispensabile procedere da subito all’individuazione di isole ecologiche nei porti per dare la possibilità ai pescatori italiani di veder riconosciuto il nuovo ruolo di custodi e pulitori dei fondali marini". Questo il commento della Coldiretti Impresapesca, che ha lanciato un appello alle amministrazioni comunali e alle autorità portuali per dotare gli scali delle infrastrutture necessarie a rendere operativa la nuova normativa.

"La legge 'Salva mare' prevede in pratica", spiega l'associazione, "che chi recupera rifiuti di plastica in mare o in acque dolci, come ad esempio i fiumi, non sarà più costretto a ributtarli in acqua, per non essere denunciato addirittura per traffico di illecito di rifiuti, ma potrà portarli in porto per smaltirli. Una novità che riguarda soprattutto i pescatori italiani che potranno così contribuire a tenere puliti i mari riportando a terra la spazzatura recuperata durante l’attività, senza dover rischiare sanzioni o dover pagare tasse per rifiuti speciali".

La nuova legge rappresenta un modo per valorizzare il ruolo della Flotta Italia di custode dell’ambiente, potendo contare su un “esercito” 12000 imprese e 28000 lavoratori. Ma per sostenere la marineria italiana nel nuovo compito occorre anche creare le condizioni per garantirne un’attività messa oggi sempre più a rischio dagli effetti della guerra in Ucraina con i rincari del gasolio per i pescherecci che hanno portato molti armatori a tagliare le uscite in mare per non dover lavorare in perdita. "Ma a pesare sono anche", conclude Coldiretti Impresapesca, "le scelte dell’Unione Europea che hanno portato a una riduzione dell’attività di pesca per un corposo segmento produttivo della flotta peschereccia nazionale a poco più di 120 giorni, pari ad un terzo delle giornate annue".

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EFA News - European Food Agency
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