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CLARA MOSCHINI

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La sostenibilità delle aziende delle carni in Italia, secondo Altis/Opera

Percorso avviato, ma ancora molta strada da fare soprattutto per le pmi

Nella filiera delle carni e dei salumi la sostenibilità è prassi normale nelle grandi aziende, ma fatica ancora a farsi strada tra le medio-piccole. A realizzare una vera e propria mappa delle pratiche sostenibili virtuose già diffuse nel settore, e di quelle da attuare, è la nuova indagine interdisciplinare realizzata da Altis dell’Università Cattolica con il progetto VIS – Valore Impresa Sostenibile e Opera - Osservatorio europeo per l’agricoltura sostenibile, che ha fotografato le strategie di sostenibilità comunicate da un campione di 46 aziende di dimensioni medio-grandi appartenenti alla filiera.

Sono le grandi imprese quelle che evolvono con maggiore facilità agli stadi in cui la sostenibilità corporate è più avanzata, strutturata e innovativa, ma sono significative anche le esperienze di PMI che si stanno proponendo come leader nel comparto.

"I messaggi che tutti i cittadini direttamente ed indirettamente coinvolti in questa filiera devono trarre da questo studio è nel complesso fortemente positivo", spiega il prof. Ettore Capri, direttore di Opera. "In primo luogo, disponiamo finalmente di una fotografia nazionale che nei limiti dello studio è lo stato attuale in sostenibilità della filiera delle carni e dei salumi “made in Italy”. La filiera nazionale, portante di una economia essenziale al nostro Paese e alla sua società, in media ha iniziato una transizione alla sostenibilità riconoscibile a livello scientifico e sociale che può renderla resiliente alle crisi attuali e future quando correttamente realizzata. Il secondo messaggio è che esistono ampi margini di miglioramento, aziende virtuose hanno aperto le strade per una sostenibilità di gestione sistemica e non frammentata a singoli aspetti di marketing e di risoluzione di emergenze sanitarie". 

"Il terzo messaggio - prosegue Capri - è che la sostenibilità deve essere lo sviluppo d’impresa che passa attraverso il valore delle persone, dei territori, delle culture, aspetti fortemente carenti nelle attuali rendicontazioni di sostenibilità che dimostrano che l’uso che se ne fa è solo commerciale o inconsapevole".

Tornando alla ricerca, la quota di imprese che appare oggi pienamente consapevole di come la sostenibilità possa essere un vantaggio competitivo e un asset strategico di crescita è rilevante, ma ancora minoritaria (30,4%). Al contrario, la maggioranza delle aziende del campione (69,6%) porta avanti attività e iniziative di sostenibilità legate a un numero ristretto di tematiche, in modo per lo più informale e frammentario. La maggioranza del campione si trova ancora nelle prime fasi di integrazione della sostenibilità nella strategia aziendale: sono 18, pari al 39,1%, le realtà che identificano obiettivi specifici di miglioramento delle performance ESG, segno di una riflessione approfondita sugli impatti delle attività. 

Tra le 46 imprese del campione, sono nove (pari al 19,6%) quelle che hanno pubblicato un report di sostenibilità o ambientale, in otto casi su base volontaria. Emerge quindi una sensibilità crescente dell’intero comparto. Più diffusa la comunicazione via web, tanto che quasi la metà delle imprese (47,8%) presenta una sezione del sito dedicata alla sostenibilità. 

Se il 56,5% comunica informazioni riguardo a più della metà delle tematiche ambientali, sociali e di governance (ESG) individuate come rilevanti per il settore, l’attenzione delle imprese converge però sulle aree relative alla filiera (87,2%) e ai prodotti e relazioni con i consumatori (80,2%), a discapito dei temi ambientali (46,8%) e di governance aziendale (44,7%). 

"Nonostante si tratti di valutazioni tratte da una media", conclude il prof. Capri, "il quarto messaggio conclusivo lo rivolgo soprattutto alla ricerca, ai politici e alle associazioni: bisogna lavorare insieme perché le strade aperte dalle eccellenze di sostenibilità nazionale si trasferiscano sul resto del settore e della filiera verso un continuo miglioramento di eccellenza, ma se volgiamo una transizione usiamo il razionale redatto da questo studio e non le mode spesso dettate da fake o da percezioni ossessive del rischio alimentare".

La ricerca completa è disponibile sul sito www.altis.unicatt.it

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EFA News - European Food Agency
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