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CLARA MOSCHINI

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Mangimi, prezzi materie prime spingono il fatturato del settore

Il giro d'affari in Italia sfiora i 10 miliardi. In calo gli investimenti

Nonostante il persistere delle difficoltà legate alla pandemia di Covid-19, nel 2021 il settore mangimistico in Italia ha toccato, per il secondo anno consecutivo, un picco storico di produzione: superati i 15 milioni e mezzo di tonnellate. A renderlo noto è Assalzoo – Associazione nazionale tra i Produttori di alimenti zootecnici in occasione dell’assemblea annuale tenutasi oggi a Bologna.

Dagli stabilimenti sono usciti 15 milioni e 625 mila tonnellate di alimenti per animali, con un incremento del 3,8% rispetto al 2020, anno che aveva già fatto segnare un altro importante aumento del 2,7%.

Il giro di affari del comparto in Italia sfiora adesso i 9,7 miliardi di euro (+21%) di cui 6,5 miliardi per i mangimi, 1,1 miliardi per le premiscele e 2 miliardi per il pet-food, tutti valori in crescita rispetto al 2020. A spingere in alto il fatturato è stato anche l’aumento dei prezzi alla produzione, la cui variazione media tra il 2020 e il 2021 è stata di ben il 42%. 

"Il dato relativo al fatturato - spiega una nota - non è dunque frutto dell’aumento produttivo ma è la conseguenza di una situazione di mercato straordinaria, in cui tutti i costi di produzione del settore hanno fatto segnare crescite con picchi mai raggiunti prima. Non si è, pertanto, di fronte a un aumento delle marginalità delle aziende che, al contrario, hanno dovuto comprimere i propri margini, se non proprio azzerarli in molti casi, per compensare il forte aumento del costo dei mangimi, insostenibile in questa entità per gli allevatori". 

Crollano gli investimenti. Secondo Assalzoo il livello degli investimenti fissi lordi si è ridotto ancora passando da 100 milioni a 90 milioni di euro (era di 110 milioni nel 2019). Stabile il numero di occupati nel settore: 8300 unità come nell’anno precedente. 

red - 25092

EFA News - European Food Agency
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