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CLARA MOSCHINI

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Parte la campagna di raccolta del pomodoro da industria

Nel Nord Italia coltivati 37.024 ettari, il 4% in meno rispetto al 2021

Ha preso il via nel Nord Italia la campagna del pomodoro da industria 2022. La stagione è partita con la raccolta e la consegna agli stabilimenti di trasformazione delle produzioni di “pomodorino” e i primi quantitativi di varietà di “tondo” precoce: gli ettari coltivati risultano pari a 37.024 ettari e sono il 4% in meno rispetto al 2021. Le superfici di pomodoro in biologico raggiungono l’11% delle superfici totali, consolidando e incrementando il trend degli ultimi anni. La suddivisione per regione vede l’Emilia Romagna con più ettari coltivati a pomodoro (il 68% del totale), seguita da Lombardia (19%), Piemonte (8%) e Veneto (5%). 

“Le ultime verifiche sulle superfici coltivate quest’anno a pomodoro nel Nord Italia, 37.024 ettari, ovvero un’estensione superiore alla media dell’ultimo quinquennio, confermano l'insostituibile funzione della programmazione produttiva nel garantire certezze, reciprocità e vantaggi -spiega il presidente di OI Pomodoro Nord Italia, Tiberio Rabboni-. Se in una situazione di grande incertezza, nonostante l’impennata sui mercati internazionali dei prezzi di acquisto di alcune produzioni agricole potenzialmente concorrenti, la quasi totalità dei produttori conferma la scelta del pomodoro significa che la filiera organizzata e la programmazione produttiva condivisa sono dei veri valori aggiunti, riconosciuti e praticati”.

La suddivisione delle superfici nelle province del bacino del Nord Italia vede in testa ancora una volta Piacenza, con 9.890 ettari a pomodoro: seguono Ferrara con 6.609 ettari; Parma con 4.000 ettari; Mantova con 3.537 ettari; Alessandria con 2.594 ettari; Cremona (1.788 ettari); Verona (1.112 ettari); Reggio (1.042 ettari) e Modena (905 ettari). Per quanto riguarda il biologico, è Ferrara la provincia con più ettari (2.484): seguono Ravenna con 636 ettari e Parma con 246. 

“La principale preoccupazione degli operatori è però in questo momento la siccità e la disponibilità irrigua -aggiunge Raboni-. Il fabbisogno di acqua toccherà l’apice nei prossimi giorni, fino alla fine di agosto: i grandi invasi e le dighe territoriali hanno da tempo dichiarato una condizione di crisi. Chi può utilizzerà i pozzi. La situazione è oltremodo preoccupante. Bisogna fare tutto il possibile perché sia l’ultimo anno di impotenza di fronte alla siccità. Intanto il Pnrr e il Piano irriguo nazionale, in collaborazione con i Consorzi di Bonifica, hanno destinato importanti risorse all’aumento della disponibilità irrigua sui territori. Non è tutto quello che serve, ma è già qualcosa”.

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EFA News - European Food Agency
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