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Il Po è a secco ma è tutta l'Italia a soffrire

Bollettino Anbi, il grande fiume divorato dal cuneo salino: situazione drammatica anche nel resto della Penisola

La portata del fiume Po è vicina alla soglia psicologica (drammatica) dei 100 metri cubi al secondo. Questo dice il rilevamento ferrarese di Pontelagoscuro che evidenzia una soglia minima che decreterebbe la fine del “grande fiume”: basti pensare che il record di portata minima mensile del mee di luglio risale al 2006 ma era di 237 metri cubi al secondo mentre quest’anno si attesterà probabilmente sotto 170 mc/sec. 

Non è tutto. Contestualmente con l'abbassamento del fiume, la risalita del cuneo salino sfiora i 40 chilometri dalla foce del Po di Goro durante l’alta marea: questa volta a rendere noto mil dato (preoccupante) è l’Osservatorio Anbi sulle Risorse Idriche che segnala come il fenomeno interessi i tratti terminali della gran parte dei fiumi settentrionali (ultima arrivata, la Livenza in Veneto), intaccando i prelievi a uso potabile.

“Nel Nord Italia è una condizione di siccità finora sconosciuta ed è evidente che non basterà qualche temporale a riportare in equilibrio il bilancio idrico -spiega Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue-. In questa prospettiva è ancora più preoccupante che le regioni chiave siano proprio Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte: quelle che, nel 2021, hanno maggiormente consumato e cementificato suolo, sottraendolo all’agricoltura e alla naturale funzione di ricarica delle falde, accentuando al contempo il rischio idrogeologico”.

La situazione del fiume Po è lo specchio del momento siccitoso che stiamo vivendo in tutto il Paese. La Dora Baltea, in Valle d’Aosta, è il fiume che gode di maggiore salute idrologica. Cala, invece, il torrente Lys e, in Piemonte, i violenti fenomeni temporaleschi hanno portato gravi disagi al territorio, senza sostanziali miglioramenti alla condizione idrica complessiva.

Stessa situazione in Lombardia, dove il fiume Adda resta su valori praticamente dimezzati rispetto al consueto e le riserve idriche sono il 70% inferiori a quelle dell’anno scorso, segnando -64% rispetto alla media mensile.

In Veneto, nonostante una leggera ripresa del Piave, il fiume Adige, il secondo corso d’acqua italiano, stenta a superare la soglia dei -4 metri sul livello idrometrico.
Tra i fiumi appenninici dell’Emilia Romagna restano in grave difficoltà il Reno e l’Enza, mentre il Nure è ormai in secca.

In Toscana insufficiente è la ripresa del fiume Serchio che resta molto al di sotto dalla portata minima vitale: gli altri corsi d’acqua ristagnano a livelli di grave sofferenza idrica.

Nella Marche riappare lo spettro della siccità estrema, registrata l'anno scorso: i volumi d’acqua, disponibili negli invasi, in una settimana si sono ridotti di quasi un milione e mezzo di metri cubi, scendendo sotto la quota dei 41 milioni, inferiore a quella registrata nella stessa settimana del siccitoso 2017 (42,1 milioni di mc). 

A causa del grave deficit di pioggia anche gli alvei di fiumi e bacini del Lazio vedono diminuire la risorsa che li alimenta: il livello del Tevere è calato di oltre 10 centimetri, l’Aniene ha una portata ridotta fino al 50% rispetto alla media, il Sacco registra minimi storici, i laghi sono in costante decrescita.

fc - 25905

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