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Torna la Festa della Pitina, nel cuore delle Dolomiti friulane

Il 12-13 novembre, nell'ambito del Mercato della Terra: eccellenze enogastronomiche e altri presidi Slow Food

Torna la festa in onore della Pitina IGP, primo presidio Slow Food del Friuli Venezia Giulia, ovvero la polpetta di carne affumicata e speziata (ovina, caprina o originariamente di camoscio e capriolo), nata per conservare la carne nei mesi autunnali e invernali, in zone tradizionalmente povere. L'appuntamento è fissato per sabato 12 e domenica 13 novembre nel cuore della Val Tramontina, nel borgo di Tramonti di Sopra (PN), che si trasformerà ne Il Mercato della terra (coperto): una mostra mercato delle eccellenze enogastronomiche, a partire appunto dalla Pitina e dagli altri presìdi Slow Food regionali e nazionali, fino alle decine di produttori presenti che arriveranno dal resto dell’Italia e anche da oltre confine.

Nella grande cucina della festa (sempre coperta e riscaldata), gli chef dei migliori ristoranti del territorio prepareranno le loro creazioni a base di Pitina e non solo. Nella due-giorni ci saranno degustazioni, incontri, presentazioni e speciali laboratori dedicati ai bambini.

L’evento è organizzato dalla Condotta del Pordenonese di Slow Food in collaborazione con Promoturismo, Concentro, Cciaa di Pordenone, Proloco e Comune di Tramonti di Sopra, Ascom e Fipe di Pordenone, e con il patrocinio della Fondazione Dolomiti Unesco e del Parco Naturale Dolomiti friulane.

Rilanciata nel 2017 dalla Condotta Slow Food del pordenonese, la Festa della Pitina era nata nel 1970 su idea della Pro Loco locale che voleva salvaguardare il prodotto tipico locale: dopo l’edizione 2020, tutta in versione live sui social, e dopo lo stop forzato a causa Covid, la festa ritorna con la sua formula originaria di mostra mercato per far conoscere la Pitina, le produzioni locali e internazionali e anche il territorio della Val Tramontina, solcata dal Meduna e caratterizzata da bellissimi paesaggi e sentieri e dal lago di Redona, da cui affiorano i suggestivi ruderi di un antico borgo.

 La pitina IGP

Questa sorta di polpetta nasce nel 1800 nella zona di Frassaneit, una delle borgate del comune di Tramonti di Sotto, dall’esigenza di non sprecare nulla e di conservare la carne di camoscio e capriolo: tagliata a coltello, la carne veniva impastata con sale, pepe nero, aglio e erbe, lavorata a forma di polpetta, ricoperta di farina di polenta per chiudere i pori e messa sul caminetto ad affumicare in modo da preservarla più a lungo possibile.

Oggi la pitina si mangia cruda tagliata a fette sottili dopo almeno 30 giorni di stagionatura, ma è ottima anche cucinata: può essere scottata nell’aceto e servita con la polenta, rosolata nel burro e cipolla e aggiunta nel minestrone di patate, o ancora fatta al cao, cioè cotta nel latte di vacca appena munto.

CTim - 27179

EFA News - European Food Agency
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