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Rischio collasso per la ristorazione collettiva

Allarme rosso di Angem: l’impennata dei costi di materie prime alimentari ed energia mettono in pericolo il servizio di mensa

L’impennata dei costi delle materie prime alimentari e quella dell’energia rischiano di far implodere il servizio di mensa all’interno di scuole, ospedali, strutture pubbliche e imprese private. L'allarme rosso viene lanciato da Carlo Scarsciotti, presidente di Angem, l’associazione nazionale di categoria legata a Fipe-Confcommercio. La presa di posizione è confermata oggi in occasione degli Stati generali della Ristorazione collettiva che si sono tenuti a Roma con gli interventi del sottosegretario al ministero delle Imprese e del made in Italy, Massimo Bitonci, del presidente di Confcommercio-Imprese per l’Italia, Carlo Sangalli, e del presidente di Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana dei Pubblici esercizi, Lino Enrico Stoppani

Due i principali problemi del sistema: la scarsa e non uniforme applicazione della norma del Sostegni ter che impone alle stazioni appaltanti di inserire all’interno dei bandi di gara apposite clausole per la revisione dei prezzi. Dall’altro lato, l’impossibilità, per molte imprese, di rispettare i vincoli imposti dai Criteri ambientali minimi, che sanciscono l’obbligo di portare in tavola una percentuale di prodotti certificati bio che oggi, però, sono difficili da reperire o sono molto onerosi.

“Queste distorsioni, di fatto, costituiscono una violazione del principio delle uguali regole in uno stesso mercato -spiega Scarsciotti-. Le imprese che hanno siglato i contratti pre-pandemia, quando non era previsto alcun adeguamento dei prezzi, si trovano ora a lavorare in perdita. Chi lo ha sottoscritto dopo, invece, vive nel limbo costituito dalla discrezionalità lasciata ad ogni stazione appaltante. In pratica, abbiamo decine di migliaia di committenti in tutta Italia, ciascuno dei quali è libero di dettare le condizioni che preferisce in merito all’adeguamento dei prezzi, in ragione del boom dell’inflazione e dei costi energetici". 

Tutto questo è inaccettabile -aggiunge il presidente Scarsciotti-. Occorre stabilire dei criteri uniformi in relazione ai quali le aziende della ristorazione collettiva possono richiedere l’adeguamento dei prezzi, proprio come avviene negli appalti per i lavori, valorizzando e ridando fiato alle migliaia di piccole, medie e grandi aziende del comparto”.

“Se l’impennata dei prezzi delle materie prime e dei costi dell’energia è un problema per tutte le imprese, nel caso della ristorazione collettiva c’è un problema in più -aggiunge Stoppani, presidente di Fipe-Confcommercio-. L’obbligo di operare in costanza di prezzi fissi, in un quadro di grande volatilità, diventa un fardello che da solo è sufficiente a spiegare le difficoltà nelle quali versa chi opera in questo settore”.

“Auspichiamo -conclude il presidente di Fipe, ci cui fa parte Angem- che le clausole di salvaguardia introdotte nello schema preliminare del nuovo codice appalti possano essere d’aiuto affinché le ricadute degli aumenti dei costi delle materie prime alimentari e dell’energia non si riversino direttamente ed esclusivamente sulla sostenibilità economica ed operativa delle aziende che erogano un servizio di interesse pubblico essenziale”.

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EFA News - European Food Agency
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