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Fiere Zootecniche/2. Approfondimento su latte e settore ovicaprino

Confagricoltura: "Congiuntura internazionale con pochi precedenti"

La situazione del comparto lattiero caseario sta attraversando una fase di forte volatilità. Lo sostiene Confagricoltura facendo il punto su due settori, quello lattieri caseario appunto e quello del settore ovicaprino, nel contesto delle Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona. 

“Quello del latte vaccino è un settore che riesce a salvarsi grazie all’export ma bisognerà fare ancora tanti passi in avanti puntando sull’alta specializzazione che abbiamo costruito in questi anni in Italia -aggiunge Roberto Biloni, presidente di CremonaFiere che ospita fino al 3 dicembre Fiere Zootecniche Internazionali-. L'altro settore importante che riteniamo faccia parte del comparto zootecnico è quello ovicaprino che vogliamo aiutare a crescere mettendo a disposizione il sistema di rete che a Cremona abbiamo creato includendo chiunque abbia voluto e voglia apportare idee di sviluppo”. 

Secondo Confagricoltura, "siamo di fronte a una congiuntura internazionale con ben pochi precedenti: il latte manca e il suo prezzo continua a salire. Ma sono aumentati enormemente anche i costi di produzione e gli allevatori reagiscono cercando di contenere i costi, ad esempio riducendo il mangime acquistato ed eliminando le vacche meno produttive e a fine carriera". L’effetto, sostiene la confederazione, è una minore disponibilità di latte vaccino che subisce costanti aumenti di prezzo ed entro la fine dell’anno salirà a 60 centesimi, il 40% in più̀ di un anno fa. 

Ma se l’Italia vive quotidianamente il problema della produzione del latte d'altro canto, sottolinea l'organizzazione, "può contare sul potenziale del settore ovicaprino, ancora sottovalutato e non sufficientemente inserito nelle politiche di programmazione e sviluppo a livello nazionale e territoriale nelle varie regioni italiane". 

L’Italia ha un ruolo determinante nella produzione ovicaprina a livello europeo: è al primo posto per produzione di formaggi a base di latte di pecora, al terzo per la produzione di latte ovino dietro Grecia e Spagna e al settimo posto per la produzione di carni ovicaprine. Benché con circa 800 milioni di Euro di valore della produzione il comparto ovicaprino incida solo per poco più dell’1% sulla produzione agricola nazionale e il 4,4% del valore della produzione zootecnica, costituisce, specie per alcuni territori, un presidio essenziale e anche un elemento notevole per la crescita e l’occupazione di alcune aree vocate. 

Un valore particolarmente rilevante assume per le produzioni Dop ed Igp: 18 formaggi Dop e Igp rappresentano praticamente la metà della produzione complessiva di formaggi ovicaprini. Invece 3 Igp delle carni ovine rappresentano circa il 20 per cento della produzione di carni ovicaprine nazionale.

Restano le preoccupazioni che, secondo una nota ufficiale di Confagricolutra, permangono "sia in vista della chiusura dei bilanci aziendali, sia per le prospettive, sulle quali incombe la riforma della Pac in vigore a gennaio che andrà a diminuire progressivamente i contributi previsti". 

Di fronte alla crisi emergente, riporta la nota ufficiale, ci si domanda come reagiranno i consumatori nei confronti di un’inflazione crescente e una diminuzione del loro potere di acquisto e sui quali inevitabilmente viene riversata una quota parte dell’aumento dei costi che ha toccato anche l’industria di trasformazione e di distribuzione. 

Il settore dovrà trovare un nuovo equilibrio, dal momento che in poco più di due anni il prezzo del latte è aumentato del 63%. I prezzi in aumento al consumo di prodotti lattiero caseari stanno disincentivando i consumi in quantità: sfiora il 3% il calo di formaggi e latticini nei primi nove mesi del 2022, mentre il carrello della spesa per latte e derivati è aumentato di oltre il 4%. 

A ottobre, secondo l’Istat, i prezzi su base annua per formaggi e latticini sono saliti del +14,8%. Positivo invece l’export di formaggi e latticini, cresciuto in valore e in quantità. Il fatturato del settore del solo latte vaccino è di 16,7 miliardi di euro, incidendo per circa l’11% sul totale del fatturato industriale dell’agroalimentare, con una spesa delle famiglie annua dedicata al comparto di circa 21 miliardi di euro.

“La battaglia non si vince solo dicendo No al cibo sintetico, ma facendo una riflessione sui modelli nutrizionali -spiega Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura-. Per costruire economie di scala dobbiamo capire quale modello e quale filiera dobbiamo costruire per andare incontro al consumatore. Finalmente si inizia a discutere in Europa di scienza e di tecnica applicata, ma sui temi della sostenibilità ambientale dobbiamo necessariamente riflettere sul modello che ci viene richiesto. Ci sono realtà zootecniche che sono fortemente avanzate, hanno investito e diversificato anche i ricavi, contribuendo sul fronte ecosistemico. È in questa direzione che dobbiamo andare”.

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EFA News - European Food Agency
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