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L'Irlanda insiste sulle etichette antialcol, Roma frena

Il ministero della Salute conferma che in "2 o 3 mesi" potrà dare avvio alla legge: Coldiretti si appella al Wto


L’Irlanda va avanti per la sua strada per quanto concerne l'idea di integrare nelle etichette degli alcolici indicazioni sanitarie sui possibili danni, e l'Italia si prepara a una battaglia su tutti i fronti possibili pur di limitare i danni. Più o meno è questo il quadro della situazione, dopo che pochi giorni fa Claire Gordon, responsabile dell’unità di controllo del tabacco e dell’alcol del ministero della Salute di Dublino, ha addirittura sollecitato gli altri paesi Ue a fare altrettanto dando una spinta decisiva per l'estensione di queste benedette (o maledette, a seconda dei punti di vista) "avvertenze" antialcol.

"La speranza -ribadisce Gordon- è che entro 2 o 3 mesi potremo dare il via a questa legge e in seguito che tutti gli altri Paesi ci seguano. Siamo molto grati e in effetti un po’ sorpresi di aver superato con successo la valutazione Ue perché si tratta in qualche modo di una violazione del mercato unico".

I prossimi passi formali prevedono una notifica da parte dell’Irlanda all’Organizzazione mondiale del commercio: il nuovo sistema di etichettatura, infatti, potrebbe essere considerato un ostacolo al commercio internazionale. Dublino è consapevole che il passaggio al Wto potrebbe presentare difficoltà, ma punta a chiudere con successo la procedura.

Proprio sul Wto, adesso, si concentrano le speranze di paesi come l'Italia apertamente contro questa crociata antialcol. Una voce su tutte, quella di Coldiretti che in un comunicato ha ribadito la necessità di "fermare un pericoloso precedente che mette a rischio un prodotto simbolo dell’Italia che è il principale produttore ed esportatore mondiale di vino con oltre 14 miliardi di Euro di fatturato in un settore che dal campo alla tavola offre opportunità di lavoro dirette ed indirette a 1,3 milioni di posti di lavoro". 

"In questo contesto -sottolinea la Coldiretti- è importante l’intervento del Wro, l'Organizzazione mondiale del commercio nei confronti di una norma distorsiva del commercio anche con il supporto dell’alleanza costruita dall’Italia con Francia, Spagna e altri paesi dell’Ue per iniziativa del ministro del Masaf Francesco Lollobrigida".

Viene realizzato all’estero più della metà del fatturato del vino italiano per un totale di 8 miliardi nel 2022 che, sostiene Coldiretti "potrebbero essere messi a rischio dal diffondersi di ingiustificati allarmi in etichetta mirati a contenere i consumi di un prodotto presente sulle tavole da migliaia di anni e che fa parte a pieno titolo della dieta mediterranea".

“È del tutto improprio -afferma il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini- assimilare l’eccessivo consumo di superalcolici tipico dei Paesi nordici al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità a più bassa gradazione come il vino che è diventato l’emblema di uno stile di vita lento, attento all’equilibrio psico-fisico che aiuta a stare bene con se stessi, da contrapporre all’assunzione sregolata di alcol”.

“Il giusto impegno dell’Unione per tutelare la salute dei cittadini -secondo Coldiretti- non può tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate”.

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EFA News - European Food Agency
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