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Contrordine Electrolux: in pericolo anche l'Italia. Rsu pronta allo sciopero

Dopo la chiusura dello stabilimento in Ungheria potrebbe toccare a uno dei cinque impianti italiani?

Chi ha interpretato la chiusura dello stabilimento Electrolux di Nyíregyháza in Ungheria come un segnale di pace per gli stabilimenti italiani si è sbagliato (vedi articolo Electrolux in crisi ma l'Italia (per ora) si salva). Il piano di riorganizzazione dell'industria infatti, è solo all'inizio. Lo ha detto la Rsu dello stabilimento di Susegana (Treviso) secondo cui quello dell'impianto ungherese è solo un antipasto di quanto sta per succedere. Come sottolinea la Rappresentanza sindacale unitaria, la "scure" degli svedesi non si è abbattuta sull'Italia, almeno per ora. Cinque sono gli impianti sul nostro territorio: Porcia (Pordenone), Susegana (Treviso), Forlì, Solaro (Milano) e Cerreto d’Esi (Ancona). Tutti escono da questa operazione di ristrutturazione con un contributo modesto al contenimento dei costi e alla riduzione della capacità produttiva anche per merito degli ingenti investimenti portati avanti in questi anni nelle fabbriche italiane. 

Eppure, la paura e la rabbia per un futuro incerto e quantomai pericoloso, è tanta. “A pagare saranno migliaia di lavoratori direttamente interessati dai licenziamenti, stante le centinaia di milioni di finanziamenti ricevuti dalla multinazionale -sottolinea la rsu di Susegana-. Unione Europea e i sindacati europei devono agire per impedire questo scempio. E chiediamo ai sindacati italiano di agire con ogni mezzo e azione in tal senso “. 

La Rsu Electrolux di Susegana, inoltre, sollecita una prima giornata di lotta per denunciare e porre il problema a tutti i livelli istituzionali italiani, ungheresi e dell'Ue. “Il fatto che si continuino a ridurre le produzioni in Ue mette a rischio tutti gli stabilimenti residui -conferma la nota del sindacato-. Susegana compresa che rischia di essere, non si sa per quanto, l’ultimo stabilimento europeo di frigoriferi. La prossima settimana, la Rsu si convocherà per valutare problema ed eventuali prime azioni”. Dopo i 4 mila esuberi a livello mondo e i 222 stimati in Italia e annunciati a ottobre, adesso dalla casa madre svedese arriva la decisione di rivedere la capacità produttiva, riducendola. Da qui la scelta di cessare la produzione dello stabilimento in Ungheria con 650 dipendenti, specializzata nei frigoriferi di libera installazione. Una decisione che comporta costi di ristrutturazione per circa 550 milioni di corone svedesi (circa 48 milioni di Euro) che peseranno sui conti del primo trimestre 2023 come "voce non ricorrente che inciderà sull'utile operativo per l'area di business Europa".

"L'obiettivo strategico -sostiene Electrolux- è quello di ottimizzare le operazioni di produzione dei frigoriferi dal punto di vista dei costi, sia attraverso l'outsourcing che la produzione interna, beneficiando così delle dimensioni del Gruppo". Rimane ancora da definire l'allocazione dei restanti investimenti nel settore del freddo: il piano del gruppo aveva destinato risorse specifiche a ogni tipo di prodotto e, di conseguenza, a ogni stabilimento, compresi i 5 in Italia: Porcia (Pordenone), Susegana (Treviso), Forlì, Solaro (Milano) e Cerreto d’Esi (Ancona). Gli investimenti previsti nel 2018 valevano 8 miliardi di corone (703 milioni di Euro) ma, come ha anticipato il gruppo svedese, "saranno valutati e reindirizzati".

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