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CLARA MOSCHINI

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Peste suina: senza coesione la filiera non avrà futuro

Specialisti a confronto al convegno EV di Cremona delineano un quadro a tinte fosche

“Non c’è futuro per il settore suinicolo se gli operatori lavorano in modo frammentario”. Con questo accorato invito a una maggiore coesione della filiera rivolto alla platea da Gabriele Canali, direttore di Crefis (Centro ricerche economiche filiere sostenibili) si è chiuso il convegno “Sanità, tecnologia, sostenibilità economia i driver della suinicoltura moderna”, organizzato da EV (Edizioni Veterinarie srl) e svoltosi a Cremona il 27 febbraio scorso.

Tra i temi al centro del dibattito, in primo luogo la peste suina africana, di cui ha trattato tra gli altri Francesco Feliziani, responsabile del laboratorio referenze nazionali pesti suine. “Purtroppo ci siamo mossi in ritardo - ha dichiarato - anche a causa della lentezza con cui sono arrivati i finanziamenti statali per procedere con la recinzione della zona infetta compresa tra Piemonte e Liguria. Oggi, con gli ultimi casi di positività in carcasse di cinghiale rinvenuti a ridosso dell’Emilia Romagna, la situazione si è fatta ancora più allarmante e il tentativo di coinvolgere in un’azione di collaborazione e contenimento della popolazione selvatica sia il mondo venatorio che quello degli animalisti si è rivelato fallimentare. Le risorse finanziarie a disposizione - ha proseguito- non sono quelle che servirebbero per riuscire a recintare un perimetro di 160-170 km, equivalente a un’area di circa 3000 kmq, con una spesa che almeno per tre anni, periodo che in Belgio con lo stesso metodo ha favorito l’eradicazione della malattia, non sarebbe inferiore a 90 milioni di euro/l’anno. Un quadro dunque da non sottovalutare e che impone a tutti di agire con razionalità e metodo”.

Sulla stessa scia ha proseguito Romano Marabelli, advisor della direzione generale del World Organisation for Animal Health, ricordando che la speranza in un vaccino contro la Psa deve oggi lasciare il posto a un dato ben più realistico “perché per molti anni – ha sottolineato – non ci sarà ed è notizia di questi ultimi giorni che quello realizzato in Vietnam è stato addirittura ritirato”. Marabelli ha posto l'accento sull'importanza della gestione del territorio, troppo spesso, a suo avviso, lasciata in mano a personale non veterinario, privo della necessaria competenza in materia.

Da parte sua, Canali ha espresso il timore per una crisi del settore suinicolo, dovuta ai rincari, quindi a un crollo della domanda: una situazione dinnanzi alla quale "da soli non si va da nessuna parte e il rischio è che alla fine questa frammentazione farà solo male all’intero settore e a quello che significa a livello economico”.

In conclusione, qualche dato di natura economica. In tema di carne suina, il tasso di autosufficienza in Italia è fermo al 63% a fronte della Spagna al 217%, dei Paesi Bassi al 365%, della Danimarca al 657% e della Germania al 142%. Eva Gocsik di Rabobank ha messo in luce alcuni nodi critici: in Olanda ad esempio "per ridurre l’impatto ambientale derivante dalle emissioni, il governo ha deciso di ridurre la produzione zootecnica e nel prossimo mese di aprile illustrerà uno schema di uscita per quest’anno e il prossimo".

A fronte di una produzione calante e di prezzi crescenti, specie nel Sudest Asiatico e in Europa, si ritiene che "la domanda mondiale di mais scenderà del 3,5% anno su anno", mentre "i cereali, anche dopo la scadenza di fine marzo, continueranno a uscire dall’Ucraina", laddove "il crollo dei costi dei fertilizzanti, a -60% negli USA, determinerà al di là dell’Atlantico un aumento produttivo anche della soia, attualmente presente sul mercato in quantità particolarmente scarse. Molte aziende produttrici di proteine animali, nel mondo, stanno facendo ingenti investimenti per ridurre le emissioni - ha concluso Gocsik - Occorre lavorare sulla supply chain, ma occorre farlo insieme”.

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EFA News - European Food Agency
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