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Grano/2. Ue: "Da Polonia e Ungheria azioni unilaterali inaccettabili"

Bruxelles rivendica la "competenza esclusiva" sui commercio del grano ucraino

La protesta degli agricoltori "protezionisti" si allarga a Bulgaria, Romania e Slovacchia

La "guerra del grano" nei paesi dell'Europa orientale sta facendo effetto domino. Dopo la Polonia, adesso anche in Ungheria e Bulgaria gli agricoltori sono scesi in piazza. La motivazione è sempre la stessa: il grano ucraino è venduto a un prezzo così basso, che rischia di mandare sul lastrico i produttori nazionali.

Dopo l'annuncio di Varsavia, che ha bloccato le importazioni fino al 30 giugno, anche a Budapest il governo di Viktor Orban ha posto il veto ai cereali ucraini. Intanto a Sofia, il ministro ad interim dell'Agricoltura Yavor Gechev, sta valutando una misura simile, sulla scorta delle proteste degli agrari bulgari: "Gli interessi dei cittadini devono essere tutelati", ha detto. Malumori analoghi si registrano in Slovacchia e Romania

Un movimento di massa ormai quasi incontrollabile, al punto che la Commissione europea ha reagito, ammonendo: "La politica commerciale è una competenza esclusiva dell'Ue, azioni unilaterali non sono accettabili".

Il riversamento del grano ucraino nella direzione dei mercati dell'Europa ex comunista è spiegabile con il controllo russo sui porti del Mar Nero che, nella sostanza, impedisce l'esportazione dei prodotti cerealicoli verso il Nord Africa, che un tempo ne era il principale acquirente.

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EFA News - European Food Agency
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